Statuto dei lavori: CARTA STRACCIA?

Nazionale -

In allegato la bozza e la relazione

Il moribondo Governo Berlusconi prova a lasciare ad imperitura memoria il suo segno di classe facendo varare, al suo quasi ex ministro del welfare Sacconi, un disegno di legge di smantellamento della quarantennale legislazione democratica sul lavoro che ha una sola ragion d’essere: ricordare a tutti che la situazione è cambiata e che non esiste, in un serio paese capitalista, la possibilità di mantenere una legislazione a tutela della parte più svantaggiata, il lavoro, rispetto agli interessi dei padroni – il capitale.
Per fare questa operazione in “articulo mortis” Sacconi, con il solito veleno nella coda, prefigura un sostanziale smantellamento delle tutele per i lavoratori, invero da molto tempo sotto attacco, e soprattutto prevede che tale riforma in pejus sia sostanzialmente affidata alle parti sociali, cioè la Confindustria e le associazioni sindacali “comparativamente più rappresentative”, con buona pace di qualsiasi richiesta di normazione sulla rappresentanza e rappresentatività che così viene sepolta per sempre con grande giubilo dei sindacati complici.
Il punto più importante è ovviamente dato dalla previsione che tutti i diritti, salvo quelli definiti indisponibili dalla legislazione europea – sciopero, sicurezza, associazione sindacale, riposo, ecc.(peraltro da tempo in Italia resi praticamente inesigibili) – siano definibili da accordi tra le parti e non attraverso la legge come accade oggi e che tali accordi possano anche derogare le leggi. Insomma gli accordi tra le parti divengono essi stessi legge, ma senza che ci sia la possibilità, ad esempio per la Corte Costituzionale, di verificarne il rispetto della Carta Costituzionale come invece avviene per le Leggi, mentre le parti sociali assurgono all’inedito e incostituzionale ruolo di legislatori.
Ora è chiaro a tutti che le probabilità che questo disegno di legge abbia una qualche possibilità di vedere la luce siano alquanto ridotte, vista la condizione in cui versa il governo Berlusconi, ma è altrettanto chiaro che si tratta di un segnale a futura memoria. C’è un governo che fa/ha fatto da robusta stampella agli interessi del capitale, che ha reso complici di questo progetto le confederazioni sindacali concertative e che, se riconfermato, saprà continuare nella sua missione.
Non affidiamoci però alla speranza che l’attuale governo cada. Non è affatto scontato che un governo diverso da questo non persegua lo stesso identico fine anche se a formarlo saranno altre forze politiche, magari le stesse che hanno sostenuto in passato quei governi tecnici che hanno prodotto i più pesanti arretramenti degli ultimi cinquant’anni nelle nostre condizioni di vita e di lavoro.