USB: I CONFEDERALI E LE RSU SVENDONO I LAVORATORI ENI

Nazionale -

Il 23 giugno scorso è stato siglato a Roma tra Eni S.p.A. e le OO.SS. Flctem, Femca, Uiltec un accordo che chiude di fatto il confronto tra le parti (art.47 L. 428/90) ed interrompe lo stato di agitazione proclamato dai sindacati confederali contro l’esternalizzazione di 1420 lavoratori nella società creata ad hoc da Eni.


L’USB ribadisce la propria contrarietà alla firma dell’accordo che non garantisce in alcun modo né diritti né salvaguardie di lungo termine.


Si contesta, inoltre, il solito metodo antidemocratico  e autoreferenziale con cui si sottoscrivono gli accordi in Eni. Ancora una volta i lavoratori non hanno avuto voce: si è impedito loro di esprimersi mediante un legittimo referendum, per paura che avrebbe potuto intralciare la connivenza tra i sindacati confederali e la proprietà. Solo l’esito positivo di una seria e dibattuta consultazione democratica avrebbe potuto  “autorizzare” i sindacati confederali e le loro sodali Rsu a proporre una piattaforma di accordo contenente un sistema di garanzie da contrapporre alla proprietà.


Viceversa, nell’accordo siglato, propinatoci dalle segreterie confederali come un normale ed innocuo verbale d’incontro, non ci sono tracce di garanzie o clausole di salvaguardia occupazionali e lavorative, ma solo chiacchiere concordate  per  confermare gli illusori impegni presi al mise.


Sappiamo bene che la neonata Società Eni Gas e Luce sarà una società meteora,  nata per traghettare 1420 lavoratori verso l’incertezza della privatizzazione. Il minimo impegno sindacale sarebbe stato ottenere, come  garanzia da Eni Gas e Luce e da Eni, la non esternalizzazione, per un periodo a lungo termine, di attività e lavoratori a società in appalto e comunque oltre il 2020, misero obiettivo conseguito dai sindacati confederali presso il Mise.


Eppure le recenti esperienze di esternalizzazione come quella dei dipendenti Vodafone confluiti in Comdata, o anche di Almaviva che soli pochi mesi fa ha chiuso la sede di Roma con la perdita di 1600 posti di lavoro,  dimostrano che le cessioni di ramo d’azienda  si traducono spesso, nel breve medio/ termine, in peggioramenti delle condizioni lavorative o peggio in licenziamenti.


Questa volta i nostri prodi cavalieri si sono superati: hanno svenduto 1420 lavoratori firmando, con la complicita’ delle rsu confederali, un altro cambialone  in bianco….


…..DATA  DI SCADENZA 2020!
LA RASSEGNAZIONE SARA’ IL NOSTRO SUICIDIO!