Vogliamo un futuro di diritti e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori della terra

Roma -

La campagna Lavoro in Sicurezza di USB non può non denunciare la condizione drammatica dei lavoratori agricoli e dei braccianti. In questi giorni diversi uomini sono rimasti schiacciati in seguito al ribaltamento del trattore, altri rischiano di morire ogni giorno stroncati dal caldo o nel tragitto verso i campi.

Tra gli incidenti nel settore agricolo, quello per ribaltamento del trattore è tra i più diffusi, anche in rapporto agli occupati.

Solo dall’inizio dell’anno sono 83 i lavoratori che hanno perso la vita schiacciati da questo mezzo, ben 183 dall’insediamento del nuovo governo, lo scorso giugno.

Aldilà delle parole di circostanza, la condizione allarmante dei lavoratori agricoli, braccianti e dei piccoli agricoltori, passa nell'indifferenza colpevole della classe dirigente e delle istituzioni, non c'è, infatti, nessuna reale prevenzione sulla sicurezza, nessuna tutela contrattuale, mentre i controlli sono scarsi anzi scarsissimi.

L’USB continua a denunciare lo sfruttamento su cui si poggia la catena del valore che parte dalla raccolta e finisce alla grande distribuzione, obbligando a condizioni servili i braccianti, altrettanto dure e para mafiose per i lavoratori della logistica e di precarietà i dipendenti del commercio. Tra gli alibi che questa la politica connivente utilizza nei confronti dei lavoratori agricoli, c'è l'accusa di non dotarsi delle misure di protezione e nel caso dei trattori di misure anti ribaltamento.

In molti casi queste cosiddette misure, cozzano con i costi e i livelli di produzione richiesti delle aziende. Mediamente il costo dei prezzi alla produzione sono cresciuti dell’1%, mentre i costi fissi sono saliti del 3,8%.

In queste condizioni il dumping sui prezzi operato dalle grandi compagnie, si abbatte direttamente sulle condizioni di lavoro, sulle paghe, sugli alloggi e sull'applicazione delle norme di sicurezza. Pensiamo ad esempio al nocciolo, alle altre forme di coltivazione su terreni, scoscesi, impervi o assolati, dove i tempi dell'uomo si scontrano con quelli del profitto.

Non possono rallentare la raccolta o la pulitura del terreno perché significherebbe essere fuori dal mercato. Quel mercato, fatto di tempi frenetici e prezzi al ribasso, che la Grande distribuzione organizzata impone a tutta la filiera, strangolando i lavoratori pur di fare profitto.

I lavoratori rimangono schiacciati dai mezzi, dove un’irregolarità o un piccolo dislivello sono sufficienti a uccidere. L’aver terminato la giornata sui campi non è garanzia di scampato pericolo e di essere in salvo, il 50% delle morti per ribaltamento del trattore avviene sulle strade, mentre si lasciano i terreni. E’ fatale, spesso, la stanchezza dopo le 11 ore di lavoro, sotto il sole, senza alcuna protezione o turnazione.

Ai lavoratori migranti irregolari dopo essere stati uccisi o feriti dallo sfruttamento, non è concesso neanche l’indennizzo, meglio non va ai lavoratori agricoli residenti. E' in questi settori che si trova quel 40% d’infortuni e di omicidi sul lavoro non denunciati. Ricordiamo Vitali Mordari il taglialegna di 28 anni lasciato morire dissanguato dopo essere stato gettato in un fosso dal suo padroncino, senza contare la strage di braccianti italiani e migranti che ogni anno crepano stroncati dal caldo e dalla fatica.

L'Inail rileva che i braccianti stranieri, non possono essere regolarizzati perché senza un contratto non possono avere la normale patente di guida e tantomeno il patentino per condurre i mezzi agricoli. Una situazione che li costringe a condurre mezzi pericolosi senza le necessarie tutele, o di spostarsi dalle baracche in cui sono costretti ai campi, su mezzi di fortuna stipati all'inverosimile.

Lavoratori invisibili, anche se sono anni che guidano trattori, che si piegano sotto il sole per garantire il profitto nella catena del valore. Al contrario quando muoiono, quando chiedono diritti e protestano, diventano ingombranti, irregolari un problema di cui disfarsi, una questione che questa classe politica nella sua interezza ha l’esigenza di rimuovere con le buone e le cattive per non intralciare un meccanismo che macina miliardi.

Secondo il rapporto Istat del 14/5/19 i valori nazionali del settore parlano di 29 miliardi per la sola coltivazione agricola, che si trasformano in 56 miliardi di valore della produzione, cui si devono sommare 50 miliardi per la produzione di beni e servizi associati .

Nel ventunesimo secolo i braccianti e i piccoli agricoltori sono tornati a morire nei campi, schiacciati da quintali di ferro, a non avere neanche un indennizzo per la propria famiglia e a non comparire neanche in una statistica.

Di fronte ad una situazione simile bisogna lottare più che parlare di sicurezza, lottare per vedere riconosciuti i diritti come lavoratori, lottare per assunzioni regolari, tutele contrattuali vere, condizioni di lavoro e di alloggio degne e diritti essenziali per tutti i braccianti, senza alcuna distinzione.

La campagna nazionale di USB Lavoro in Sicurezza, iniziata a metà giugno procede in tutte le Federazioni con presentazioni ed eventi e sarà rilanciata, dal Campeggio organizzato dalla Federazione del Sociale dell’USB nelle giornate del 5-6-7 settembre prossimo a S. Vito Chietino, per poi riprendere con maggiore sistematicità nel prossimo semestre. La campagna affronterà tutti i rischi cui sono esposti i lavoratori agricoli dalla mancanza dei Dispositivi di protezione individuali (esposizione al sole, sforzo, rischio chimico) per arrivare agli infortuni in itinere, spesso con esito fatale per i lavoratori.

 

 

USB Lavoro in Sicurezza