8 GIUGNO 2011 - SIT IN degli Operatori della Sanità

Cagliari -

Dalle ore 10 sino alle 12.30 di fronte alla Presidenza della Regione della Sardegna in via Oslavia a Cagliari

COMUNICATO STAMPA

 

Gli operatori della sanità presenti nelle varie graduatorie  si vedono costretti a rinnovare le proprie azioni di lotta per l’ottenimento di un lavoro stabile e dignitoso in un settore (quello della Sanità) che ha bisogno di figure professionali certificate dal superamento di un regolare concorso.

Gli ospedali sono la casa comune della salute.  Gestirli al meglio è un dovere di chi governa la casa comune. Il cittadino, l’elettore, è il proprietario della casa comune, perché paga le tasse, perché non è suddito, ma ha dei diritti, perché con il voto, dà il mandato a gestire correttamente la casa comune, e con il voto, dà lo sfratto a chi non gestisce correttamente il bene comune, la cosa pubblica. 

E cosa c è di più prezioso della salute? E non abbiamo il diritto alla trasparenza per tutto ciò che avviene all’interno della Sanità?

Esistono diverse graduatorie nella Sanità, che vedono all’interno di esse centinaia di persone, che sono state formate ed esaminate correttamente. Hanno dedicato ad ottenere questi risultati anni della loro vita. Ma vedono le loro fatiche, il loro impegno, scavalcato dai “furbetti”. Alcune aziende utilizzano “lavoro precario”, “lavoro in affitto”, con delibere fanno scempio del loro potere di amministratori pubblici per spendere danaro pubblico, del cittadino, per far lavorare altre persone, utilizzando nel pubblico impiego lavoro privato, lavoro in affitto, da agenzie che vivono lucrando sul bisogno di lavoro della gente. Perché tanto accanimento nel volere utilizzare lavoro in affitto in presenza di graduatorie? E’ lecito pensare ad un sistema di scambio: il voto in cambio di lavoro o promessa di lavoro?

Questa gente formata, specializzata, e che ora sta a spasso, ha ricevuto un formazione pagata dalla Regione Sardegna. Il costo della loro formazione viene spalmato sulla collettività, ed ora queste graduatorie, non ancora scadute, non vengono utilizzate, e si aspetta la loro naturale scadenza. Di fatto vengono buttate via. Un bell’investimento, vero, assessore?

Malgrado il fabbisogno del personale nei reparti sia certificato dai direttori generali e dall’assessorato alla sanità, si mira a far scadere le graduatorie, e nel contempo, si sono già avviati nuovi corsi di formazione, con pre-corsi per accedere alla formazione, che vedranno la partecipazione di migliaia di persone, che verranno formate,  a spese delle casse della Regione Sardegna, per oltre mille ore di corso.

Apre di nuovo la fabbrica dei sogni e della speranza, riparte e si mette in moto, con enorme spreco di danaro attinto dalle casse pubbliche, dalle quali si attinge come se fosse un pozzo senza fondo.

Si costruiranno nuove graduatorie,  e si daranno posti di lavoro nella sanità sarda, bene comune di tutti, in base ad elementi di valutazione tra i quali ci auspichiamo non rientri l’appartenenza politica. Se così non sarà, ed è probabile,  perché conosciamo come va il mondo, possiamo solo dire che è vergognoso; è necessario proprio aprire lo speranzificio, le fabbriche di clientele, di voto di scambio?  Forse il segnale che i cittadini mandano non vengono recepiti: la necessità di cambiamento reale, di affrontare i temi del lavoro, non è forse un preavviso di sfratto a chi non gestisce correttamente le risorse della collettività?

Chiediamo: lavoro per chi ne ha diritto. Il popolo di questa terra lotta per la propria dignità, il diritto al lavoro, il diritto alla gestione corretta dei beni comuni.

Vogliamo pane, lavoro, diritti e dignità; ma anche corretta gestione della cosa pubblica. Questi erano gli obiettivi delle lotte dei nostri bisnonni e restano i nostri. Ancora oggi noi lottiamo per le stesse cose.

Per questi motivi saremo in piazza, fronte villa Devoto, per ricordare al Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, gli impegni presi di fronte alla stampa e alla tv, di trovare una soluzione equa alla questione delle graduatorie aperte e all’utilizzo di lavoro del lavoro in affitto.