A Firenze una sentenza storica: cade il limite dei 5 anni per la prescrizione delle rivendicazioni dei lavoratori
Il tribunale di Firenze, con la sentenza emessa il 19 gennaio 2018 a favore dei dipendenti dell’Unicoop Firenze, ha emesso una sentenza espansiva che, come USB, riteniamo storica.
Il tribunale, oltre ad accogliere la richiesta dei lavoratori ricorrenti, consistente nel riconoscimento del pagamento della festività del 4 novembre, uniformandosi alla precedente sentenza che dava ragione a 110 lavoratori, ha accolto anche la tesi sostenuta dall’USB per il tramite dello studio legale Conte, Marini e Rafagni, ossia che il limite temporale di 5 anni per poter rivendicare arretrati retributivi prima della prescrizione, possa essere superato.
La tesi sostenuta dall’USB è stata infatti che la norma che prevedeva la prescrizione dopo 5 anni non fosse più coerente con le attuali modifiche normative e le ridotte tutele che hanno oggi i lavoratori.
Come noto, fino a un recente passato, i lavoratori avevano una serie di tutele che con varie riforme sono state abolite, tanto da rendere ancora più debole il suo rapporto con il datore di lavoro.
La legislazione negli scorsi decenni era fondata su un elemento centrale, ossia che nel rapporto tra lavoratore e datore di lavoro, il primo era il soggetto debole che andava tutelato. A corollario di questo principio il legislatore aveva prodotto una serie di norme e facilitato anche il ricorso alla magistratura.
Basti pensare all’art. 18, prima delle manomissioni operate dalla Fornero e da Renzi, dal passare alla possibilità di presentare un ricorso alla magistratura senza pagare cifre importanti all’attuale obbligo di pagare le spese, dall’essere gravato, in tutto o in parte, dei costi nei casi la sentenza non fosse favorevole ecc.
In pochi anni le norme introdotte dai vari governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi hanno totalmente modificato queste tutele, tanto da mettere sullo stesso piano, il datore di lavoro e il lavoratore che, oggi, non solo è stato sostanzialmente privato delle possibilità di essere reintegrato in azienda in caso di licenziamento illegittimo, ma deve anche sostenere costi notevoli per affrontare una vertenza di lavoro.
Il limite temporale dei 5 anni per poter rivendicare arretrati e differenze retributive, prima che le stesse andassero in prescrizione, è una di quelle norme che era stata pensata negli anni in cui il lavoratore godeva di una legislazione di sostegno che muoveva dall’assunto che tra datore di lavoro e lavoratore era quest’ultimo il soggetto debole che necessitava di maggiori tutele.
Il venir meno di queste tutele ha reso anacronistica, a nostro avviso, una norma che poneva il limite temporale dei 5 anni.
È evidente che oggi il lavoratore ha più difficoltà a contrapporsi al datore di lavoro vigendo un regime ricattatorio e di precarietà dilagante.
Questo può determinare anche che il lavoratore possa richiedere delle somme di denaro, a titolo di arretrati, differenze retributive ecc, anche dopo che siano decorsi i 5 anni, come conseguenza del peggioramento delle leggi sul lavoro e del timore di subire ritorsioni nel caso rivendichi differenze retributive.
Il tribunale di Firenze ha, nella sostanza, riconosciuto che una norma prevista quando erano vigenti le reali tutele a favore dei lavoratori possa non essere più coerente con l’attuale sistema di precarietà e di mancanza di diritti, emettendo una sentenza di natura espansiva che apre nuove possibilità per i lavoratori dipendenti.
Unione Sindacale di Base Lavoro Privato
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