ADESSO CHI CONTROLLA L'ALITALIA?

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Dopo l’accordo con Etihad l’USB continua a dire con forza No agli esuberi

“Ora che l'Accordo industriale con Etihad è di fatto quasi concluso è d'obbligo avviare una valutazione sull'intera operazione, che riteniamo positiva per alcuni versi e negativa per altri, ma preliminarmente è fondamentale ribadire il nostro no secco agli esuberi, che nonostante il vasto e colpevole fronte sindacale che ha condiviso la fuoriuscita di tanti lavoratori, si tradurrà per noi in un'azione sindacale costante a difesa di ogni singolo posto di lavoro”, afferma Fabrizio Tomaselli, dell'Esecutivo confederale USB.

 

Prosegue Tomaselli: “Di sicuro l’USB sollecitava da anni un'alleanza internazionale con una compagnia aerea che fosse complementare, come è Etihad, e non in competizione, come Air France. In questo senso ricordiamo che avevamo anche indicato, tra commenti stupiti e sarcastici, la possibilità di un'alleanza proprio con un vettore arabo. Gli accordi con i ‘cugini’ francesi hanno infatti drenato mercato e soldi da Alitalia ad Air France e la responsabilità di questo orrore industriale durato anni è da addebitare ai governi che si sono succeduti ed anche ai privati che hanno guidato Alitalia negli ultimi anni. L’USB affermava da tempo che si doveva puntare quindi al lungo raggio, e non al mercato di medio e corto raggio invaso dalle low cost, le quali andavano contrastate come hanno fatto proprio i francesi mentre, paradossalmente, in Italia sono ‘finanziate’ da aziende aeroportuali spesso pubbliche”.

 

“Sempre derisi, alcuni anni fa sostenevamo la necessità dell'intermodalità tra trasporto aereo e ferrovie – ricorda ancora il dirigente USB - e non la lotta fratricida come è avvenuto su molte direttrici, prima fra tutte la Roma-Milano. Come anche proponevamo un'alleanza specifica proprio con Poste Italiane, per sfruttarne commercialmente il radicamento territoriale in tutto il Paese”.

 

“Sarebbe dunque facile dire: ‘noi l'avevamo detto’. Ma qui iniziano le note dolenti - evidenzia Tomaselli - che parlano di un dimezzamento del personale in pochi anni, di condizioni di lavoro sempre meno certe e sempre più precarie, di sacrifici ripetuti e costanti nel tempo. Il lavoro, in Alitalia come altrove, non c'è se non si crea e in ciò l'unico ruolo trainante può averlo soltanto lo stato e il pubblico ed è veramente criminale distruggere quel poco lavoro che rimane”.

 

Continua il sindacalista dell’USB: “Noi  riteniamo quindi che i lavoratori fanno bene a protestare per rivendicare lavoro e che sia altrettanto necessario che le responsabilità di chi ha sottoscritto l'accordo sugli esuberi emergano con chiarezza e producano l'abbandono di queste sigle sindacali da parte dei lavoratori”.

 

“La nuova società vedrà la partecipazione strategica di Etihad, che è una società controllata di fatto da uno Stato, mentre dall'altra parte  il 51% del pacchetto azionario sarà detenuto da una compagine azionaria frammentata, litigiosa e per gran parte responsabile del disastro economico della CAI. Con altrettanta forza solleviamo quindi il problema sul controllo strategico di un vettore importante per il settore del trasporto aereo e per il Paese. Per USB l'obiettivo è che torni in mani pubbliche, lo affermiamo per Alitalia, come anche per tante altre grandi aziende strategiche e/o in crisi. Lottare per il ritiro degli esuberi e il rilancio del settore, anche rivendicando l'intervento pubblico: sono queste ora le nostre priorità per Alitalia”, conclude Tomaselli.