All'arroganza del governo si deve rispondere con il conflitto e l'opposizione sociale. 31 marzo Manifestazione a Milano
Scarica il volantino per la manifestazione del 31 a Milano
L'arroganza  e la presunzione dimostrate in questi ultimi giorni dal Presidente del  Consiglio Monti e dalla Fornero sulle questioni del lavoro, stanno  assumendo forma e intensità che non ricordiamo di aver mai riscontrato  negli ultimi decenni.
Dichiarare apertamente di avere le mani libere  dalle pastoie e dalle logiche partitiche e sindacali è populisticamente  efficace in una fase sociale che vede partiti e sindacati al minimo  storico di consenso tra i cittadini, ma dimostra anche che gli interessi  che si stanno tutelando in questa difficilissima partita sono tutti da  ricercare tra quelli delle aziende, delle banche e di quei centri di  potere economico e finanziario che hanno determinato la crisi e che da  essa stanno continuando a trarre profitti.
I cosiddetti esperti  di riforme e ristrutturazioni politico-sociali affermano che non c'è  momento migliore per avviare o portare a termine energici e sostanziali  variazioni degli equilibri collettivi in uno specifico contesto sociale,  dell'appropriarsi “culturalmente” della leva del cambiamento e della  necessità di intervento nell'ambito di una crisi, meglio se pesante e  strutturale come quella attuale.
In questa logica la crisi economica e  finanziaria che stiamo vivendo da anni si trasforma in un luogo e in un  periodo che favorisce in modo esponenziale la modifica degli assetti  sociali esistenti, determinando un nuovo e ancor più evidente  spostamento di ricchezza dai ceti popolari e dai lavoratori alle banche,  alle aziende ed alla finanza nazionale ed internazionale.
Questo  è ciò che sta avvenendo attraverso il regalo di centinaia di miliardi  alle banche che continuano a fare profitti utilizzando tale  finanziamento soprattutto per acquistare il debito di quei paesi, come  l'Italia, che pagano interessi assurdi e suicidi, senza neanche veder  poi finanziate da quelle stesse banche le attività economiche che  potrebbero assicurare un certo livello di sviluppo.
Stesso  discorso vale per le aziende che ormai vivono dimensioni internazionali e  le cui attività si confondono tra l'economico ed il finanziario. E  così, invece di richiedere indietro a Marchionne tutti i soldi che lo  stato ha dato negli ultimi 50 anni alla Fiat attraverso sovvenzioni  dirette ed indirette, si giustifica la progressiva uscita dalla  produzione in Italia, valutando come indipendente ed autonoma qualsiasi  attività imprenditoriale.
La modifica del mercato del lavoro è  tutta interna a questa logica che ormai coinvolge l'intero schieramento  sindacale concertativo (Cgil, Cisl, Uil) e anche partiti che ancora si  definiscono di centro-sinistra (PD), che fanno a gara per trovare  soluzioni tecnico-mediatiche per mascherare la cruda realtà: stanno  portando un attacco forte e senza precedenti al mondo del lavoro per  modificarne strutturalmente la composizione, le condizioni, il potere  contrattuale e la capacità concreta di generare conflitto sociale.
La  modifica dei contratti e l'abbandono del contratto nazionale, il  ridurre il diritto del lavoro a diritto commerciale e l'attacco diretto  alle pensioni che si sono consumati nell'ultimo anno ed ora la modifica  degli ammortizzatori sociali, l'adozione del contratto di apprendistato  (anch'esso precario) quale contratto di riferimento di entrata e la  modifica dell'art. 18 che si stanno preparando a concordare (con o senza  l'accordo formale del sindacato), sono tutte facce della stessa  medaglia: è ormai chiaro il tentativo di modificare strutturalmente  quell'equilibrio già instabile, già iniquo, già fortemente sbilanciato  verso gli interessi di pochi a danno di tanti, che contraddistingue i  rapporti di produzione, in modo ancor più marcato verso gli interessi  delle aziende, delle banche e della finanza. 
Non ci sono più  alibi per nessuno: per i partiti e per i sindacati, comprese le loro  articolazioni interne, per i soggetti sociali e per i lavoratori.
Tutti  conoscono ormai la realtà nella quale ci si sta muovendo e non è più  possibile alcuna diversa opzione alla necessaria e non più rinviabile  organizzazione dell'opposizione sociale e sindacale che fornisca ai  lavoratori gli strumenti attraverso i quali creare le condizioni per  costruire conflitto ed indicare una vera alternativa.
USB insieme  al Comitato No Debito e ad altre realtà, associazioni, organizzazioni e  partiti sarà a Milano il 31 marzo nella prima grande manifestazione  generale e nazionale contro il Governo Monti: costruiamo una grande  partecipazione per dare un segnale forte e determinato a chi vuole  ridurre democrazia e libertà per imporre una visione del mondo e della  realtà che non ci piace e che vogliamo assolutamente cambiare.
Il 31 Marzo tutti in Piazza a Milano!
Video: 20 marzo 2012 presidio davanti a Montecitorio
 
							     
					 
							 
							 
							 
						 
				 
									 
    
			 
						 
    
			
		
	
 
    
			