ALMAVIVA: UN RICATTO INFAME PER DIVIDERE I LAVORATORI

Un ricatto  infame,   quello che Almaviva ha presentato con un “prendere o lasciare”:
•    riduzione del salario.
•    inasprimento del controllo a distanza sulla prestazione lavorativa del singolo operatore.
•    licenziamenti volontari e, in caso di mancato cedimento al ricatto su salario e controllo, gli esuberi saranno trattati con il licenziamento collettivo  entro 15 gg.
Già nei mesi scorsi,  stanchi dei continui processi di ristrutturazione e dei licenziamenti, il 90% dei lavoratori  aveva bocciato l’intesa raggiunta tra Almaviva e CGIL,CISL e UIL.
E mentre l’azienda rimaneva ferma sulle sue decisioni, la sola novità introdotta dall’intervento del Governo, mercoledì 20 dicembre al MISE, era stato l’allungamento della trattiva, con il posticipo della procedura di licenziamento di tre mesi, durante i quali applicare la cassa integrazione a rotazione, 0 ore a gennaio, 75% a febbraio, 50% a marzo, rendendo di fatto i lavoratori ostaggi della trattativa.
Dopo 75 giorni  dall’avvio delle procedure di licenziamento, senza reali trattive,  le RSU si sono trovate a scegliere se accettare subito la proposta capestro dell’azienda o farlo fra tre mesi.
E, sulla base di questo ricatto,  le  RSU di Roma hanno votato NO mentre le RSU di  Napoli hanno  approvato la proposta del governo.
Dopo la bocciatura da parte delle RSU Almaviva di  Roma, l’azienda ha dichiarato che è libera di inviare le 1666 lettere di licenziamento per i lavoratori della sede romana, e di congelare gli esuberi di Napoli, dove fra tre mesi si deciderà anche sulla riduzione del salario e sull’inasprimento  del controllo a distanza.

Abbiamo seguito con attenzione e rabbia crescente l’evolversi  della trattativa che ha visto da un lato i lavoratori e le lavoratrici e dall'altro gli interessi di Almaviva, di Asstel, di un governo complice e di un sistema sindacale debole e concertativo capace solo di piegarsi agli interessi delle imprese, e che ha voluto presenziare la trattativa ai massimi vertici con la Camusso, Furlan e Barbagallo.
Riteniamo inqualificabile e vergognoso il comportamento del governo, che ha permesso di dividere il fronte dei lavoratori di Roma e Napoli e che sta favorendo le aziende con l’inasprimento del controllo a distanza previsto dal Jobs Act e con la legge che favorisce le delocalizzazioni dei call center nei paesi UE con sempre più bassi salari e scarsi diritti.
Esprimiamo il nostro più profondo rispetto per i lavoratori Almaviva, per il coraggio e la determinazione che li ha visti scontrarsi per mesi contro l’asse composto da Almaviva-Asstel-Governo.
L'epilogo si leggeva già nella firma del passato accordo, bocciato dai lavoratori ma accettato da un sindacato privo di mandato che, per non scontrarsi con il padronato, ha fatto e fa di tutto per non aprire una vertenza nazionale del settore in difesa del salario, dell’occupazione, contro l’inasprimento del controllo a distanza e per l’introduzione di norme che contrastino realmente le gare al massimo ribasso.