ANCHE I BANCARI SONO FANNULLONI ED ASSENTEISTI?!

Nazionale -

In allegato il volantino

Perché si sottoscrivono accordi simili a quelli imposti agli impiegati pubblici e agli operai della Fiat?
Perché Profumo può comportarsi come Marchionne, l’amerikano?
E dopo il taglio di 9000 posti di lavoro in due anni, annuncia altri 4700 esuberi!



Gli accordi in deroga ai contratti di lavoro ed in spregio ai diritti legali e costituzionali, stipulati tra le cosche dei sindacati collaborazionisti e quelle delle classi dirigenti, contenenti ricatti di vario tipo nei confronti dei lavoratori, sono ormai all’ordine del giorno nel nostro bel paese ed anche nel settore del credito dopo aver celebrato la terza stazione di questa nuova via crucis delle nefandezze si è annunciata per imminente anche la quarta.

 
Dopo gli accordi di fine 2008 nel gruppo Intesa, del 2009 nel “rosso” Monte Paschi e del  maggio di quest’anno in UBI Banca tutto lascia ad intendere che anche in UniCredit si stia per consumare la medesima manovra truffaldina per estromettere “costosi e pretenziosi esuberi” e permettere nello stesso tempo l’assunzione di novelli “schiavi”.


Nelle tre situazioni precedenti si è arrivati a sottoscrivere, in assoluta e palese violazione della legge, la svendita dei diritti dei lavoratori per appagare la spietata ingordigia dei manager e dei padroni, al secolo i grandi azionisti riuniti nei patti di sindacato, in cambio della conservazione dell’oligopolio della rappresentanza e dei “privilegi” sindacali (i primi di luglio hanno siglato in Abi un accordo che rafforza la cupola sindacale, lo sapevate?), unico costo del personale che dall’avvio della politica di concertazione, correva l’anno 1992, le banche hanno concesso che aumentasse, contratto dopo contratto, in modo del tutto opposto al potere d’acquisto degli stipendi ed ai diritti delle persone.


A proposito di questi ultimi basta citare come esempio la meschinità più eclatante perpetrata nel ‘99 con la drastica riduzione del comporto di malattia, fatta passare nel silenzio più assoluto e coperta dall’esultanza dei millantatori di turno per la conquista dei dati disaggregati;  in seguito ne avete più sentito parlare?


In conseguenza di tale riduzione una collega della CARIGE colpita da una grave malattia necessitante di reiterati interventi, arrivò ad essere licenziata (vedi ns. volantini e trasmissione di marzo 2008 di Anno zero) e da allora tale spada di Damocle pende sulla testa di tanti sfortunati colleghi già colpiti nella salute.


L’accordo in UBI prevede l’esodo di 500 lavoratori più costosi perché anziani dapprima incentivato, anche se con delle briciole (almeno quello in Intesa prevedeva l’importo di una annualità lorda data come netta) e poi, qualora non si raggiungesse il numero indicato, obbligatorio, in cambio della stabilizzazione dei precari.


La legge vieta nel modo più assoluto i licenziamenti collettivi in presenza di assunzioni di altro personale ma ciò nonostante i sindacati firmo tutto superando ogni ritegno si sono abituati a concedersi anche in questo tipo di pratiche condite con il solito ricatto ai lavoratori: vi conviene accettare, con la magistratura italiana non si sa mai come potrebbe andare a finire!

COLLEGHI, QUANDO CI SVEGLIEREMO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI?


I casi Alitalia, Pubblico Impiego, Melfi, Arese, Telecom, Pomigliano ed ora anche Lingotto ci sono molto più vicini di quanto possiate pensare e fanno parte di un medesimo progetto, riportare i lavoratori al ruolo di sudditi ed allo stato di sussistenza!


A Pomigliano la grande resistenza degli operai della Fiat si è potuta realizzare non tanto per l’ambigua e contraddittoria azione della Fiom, conseguente alla doppiezza delle posizioni presenti all’interno di quella confederazione (anche loro fino all’ultimo dicevano che bisognava andare a votare e votare si!), ma soprattutto per la presenza e l’azione dello Slai-Cobas che ha saputo gestire al meglio la difficile situazione di estremo ricatto costruita dalla spregiudicatezza di Marchionne, e dall’acquiescenza dei suoi imbelli interlocutori.

 

Ben presto anche i nostri rapporti di lavoro saranno incanalati nelle medesime dinamiche con analoghi ricatti a quelli che oggi colpiscono altre categorie ed i nostri colleghi più anziani; nel gruppo UniCredit potranno avanzare pure la scusa delle esigenze dell’ ”internazionale araba” e  le dichiarazioni di questi giorni rappresentano le prime avvisaglie.


Profumo, approfittando di un trimestre nel quale si sarebbe guadagnato meno che in altri, annuncia il taglio di altri 4700 posti di lavoro con provvedimenti vergogna simili ai richiamati tre precedenti e i suoi solerti servitori, le sette sorelle, CGIL compresa, nel loro primo volantino, gli tirano già la volata giustificando la sua pretesa con, testuali parole, “la necessità di ridurre i costi a seguito del negativo andamento dei conti aziendali e nello specifico del perimetro Italia”.

QUESTO E’ ASSOLUTAMENTE FALSO!

       
E’ sufficiente leggere i numeri della trimestrale per desumere che i risultati inferiori alle attese dei mercati dipendono in via principale dalla svalutazione di 162 milioni di euro operata sull’avviamento del Kazakhstan e in parte per la maggiore tassazione di questo anno (+48/mln).

           
Il Kazakhstan è per caso entrato a far parte del perimetro Italia, per occulta decisione della  P3?


Se le masse e i volumi sono in continua diminuzione non sarà per caso conseguenza di scelte strategiche e manageriali sbagliate quando non scellerate, sig. Profumo?


E’ possibile che questo gruppo dirigente non sia in grado di partorire una qualche idea diversa dalla ormai solita riduzione del costo del personale che in un anno è cresciuto nominalmente dell’1,7% ovvero molto meno dell’inflazione reale?


Volete ridurre UniCredit come altri “prenditori”, coadiuvati dai kapò delle stesse organizzazioni collaborazioniste, hanno ridotto la Telecom?
 

DOBBIAMO  FERMARE  QUESTI  MASCALZONI!


In tutte le categorie come nella nostra si può e si deve cominciare a resistere e a lottare per delle condizioni di lavoro che rispettino il nostro essere umano più dell’avere del mercato partendo dai sindacati di base, reclamando a gran voce una effettiva democrazia rappresentativa sui posti di lavoro, scalzando dalle loro poltrone gli usurpatori dei nostri diritti, togliendo loro le deleghe e partecipando al sindacalismo di base.


La vertenza del Fondo Pensioni della Cassa di Risparmio di Roma ci insegna che dopo dieci anni passati invano ne sono bastati solo tre di auto-organizzazione dal basso con la costituzione del Comitato per costringere l’azienda a venire incontro alle nostre richieste, anche se in modo insufficiente e non equo, sempre grazie ai soliti noti; ma ciò è potuto avvenire solo dopo che ci siamo organizzati autonomamente lasciando da parte ed emarginando i falsi rappresentanti sindacali e con il supporto del sindacalismo di base.


I lavoratori dipendenti devono comprendere che devono lottare tutti insieme e che è arrivato il momento di cambiare musica e suonatori: i sindacati concertativi, firmo tutto, non ci rappresentano più, nemmeno la CGIL che sembra resistere ma poi, nei fatti, si pone come obiettivo principale quello di ritornare a sedersi al primo tavolo delle trattative, ovvero quello dei traditori dei lavoratori.


Solo ricostruendo un vero Sindacato che si erga a tutela degli interessi e delle necessità reali dei lavoratori si potrà sperare in un futuro migliore dove il lavoro sia per l’uomo e non viceversa:   UNIAMOCI  TUTTI  SOTTO LE INSEGNE DEL  SINDACALISMO DI  BASE!

Costruiamo il sindacato che serve ai lavoratori, cerchiamo di essere compatti e forse riusciremo a fermare questo corso storico che ci sta riportando ai rapporti umani del medioevo.