Camere di Commercio, USB: una riforma nata male e attuata peggio

Roma -

Una delegazione di USB Funzioni Locali ha incontrato i vertici di Unioncamere per denunciare tutte le problematiche emerse dall’attuazione della riforma del sistema camerale italiano, che prevede la diminuzione delle stesse da 105 a 60 in virtù degli accorpamenti previsti in molte regioni.

USB ha posto all’attenzione degli interlocutori tutti i problemi sorti nelle regioni dove sono previsti gli accorpamenti, soprattutto quelli che si stanno riscontrando in Umbria dove i lavoratori della Unione Regionale rischiano il licenziamento.

Abbiamo sottolineato più volte che questa riforma sta producendo tira e molla tra le camere di commercio che non voglio accorparsi tra di loro per mantenere posti di comando e poltrone nei vari consigli, e che le lotte intestine non possono essere fatte sulle spalle dei lavoratori.

Abbiamo ribadito che è necessario un intervento immediato di Unioncamere, anche alla luce delle recenti ordinanze del TAR del Lazio, che deve dare chiare indicazioni sul percorso di attuazione della riforma alle camere di commercio coinvolte nel processo di accorpamento, soprattutto deve indicare le soluzioni per il mantenimento dei livelli occupazionali di tutto il sistema camerale italiano.

USB, unica organizzazione sindacale che non ha sottoscritto l’accordo di riorganizzazione, ha chiesto anche al Ministero dello Sviluppo Economico un incontro urgente per ridiscutere dell’attuazione del processo di riforma del sistema camerale, che sta mettendo a rischio i posti di lavoro delle piccole camere di commercio e delle unioni regionali.

È chiaro oramai che questa riforma non sta portando benefici al sistema produttivo del paese, ma mette solo a repentaglio centinaia di posti di lavoro.

Con la scusa di rendere efficiente il sistema camerale si sta cercando di svendere al privato un sistema di servizi alle piccole e medie imprese che funziona e che si autofinanziava con il diritto annuale.

USB P.I. ENTI LOCALI

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