Ccnl Istruzione e Ricerca, Usb: l'accordo del 30 novembre un macigno sui diritti dei lavoratori degli enti di ricerca

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Questo titolo sintetizza la trattativa di due ore dedicata al nostro settore. Infatti, il testo presentato dall’ARAN, di fatto derivato da quello delle Funzioni Centrali, entra pesantemente - tra l’altro - sull’orario di lavoro, annullando molta della flessibilità che caratterizza il nostro settore riconoscendogli una peculiarità che oggi si vuole invece cancellare. Altro punto molto “sentito” dalla parte datoriale è quello dedicato alle sanzioni disciplinari (ben 13 pagine sulle 41 relative alle norme comuni).


USB ha rigettato con forza questa impostazione richiamando la libertà di Ricerca e rivendicando il diritto a contrattare senza che ci siano temi ipotecati da leggi, contratti di altri comparti o accordi.


La rigidità registrata nella risposta della delegazione ARAN deve però metterci in guardia sull’andamento della trattativa e sui vincoli negativi che derivano dalla supina accettazione della riforma Madia da parte di CGILCISLUIL ottenuta dal governo con l’accordo referendario del novembre 2016, un accordo che quindi non solo scippa circa 220 euro al mese, ma determina pesanti ricadute anche normative.


Usb ha ribadito le richieste contenute nella piattaforma sintetica, sottolineando che la riforma della PA a cui l’ARAN sembra tenere moltissimo, si è sostanziata per gli Enti di Ricerca anche tramite il DLgs 218/2016, che ne riconosce la specificità che attraverso il contratto invece si vuole cancellare. Il Dlgs 218/2016, tra l’altro, prevede l’implementazione della carta europea del ricercatore ed altre semplificazioni normative per gli Enti di Ricerca, di cui non c’è assolutamente traccia nella bozza di CCNL.


Vedremo nella prossima bozza il risultato di questo primo incontro tematico. Sicuramente ci batteremo affinché l’accordo a perdere del 30 novembre non produca un arretramento dei diritti dei lavoratori.

Unione Sindacale di Base P.I.