Contratto Fiat: un patto scellerato contro i lavoratori Manifestazione a Pomigliano D'Arco
(In allegato il CCNL sottoscritto)
Dopo una lunga gestazione, incuranti del forte e palese dissenso dei lavoratori, i sindacati confaziendali hanno firmato il contratto con cui si espelle la democrazia dalle fabbriche e si rimodula la prestazione lavorativa all’insegna della precarietà e della flessibilità.
Rinviata pudicamente la firma del contratto dal giorno 12, giorno dello sciopero di 8 ore dei metalmeccanici, proclamato dall’USB ed altre sigle sindacali e dello sciopero di 3 ore proclamato da CGIL CISL UIL, al 13 dicembre, hanno deciso di firmare con la consapevolezza degli effetti devastanti che produrrà tra i lavoratori addetti alla catena di montaggio.
Costoro saranno sottoposti ad un incremento dei carichi e ritmi di lavoro, al taglio delle pause durante il turno, necessarie al recupero psicofisico, e saranno anche obbligati ad effettuare prestazioni di lavoro straordinario che fino a 120 ore annue non devono neanche essere contrattate.
Un duro colpo all’integrità fisica di lavoratori addetti a turni e lavorazioni usuranti ed in un contesto in cui questi vedono sempre più allontanarsi il tempo in cui potranno liberarsi dal lavoro accedendo ad una più che sudata pensione.
E’ un contratto che i sindacati firmatari spacciano come una grande conquista che incrementerebbe le buste paga dei lavoratori.
Peccato che l’unico aumento reale derivi dalla monetizzazione della riduzione delle pause, mentre gli altri sono pseudo incrementi derivanti o dall’accorpamento di varie voci già presenti in busta paga o dal raggiungimento di standard produttivi irrealistici, stante la grave crisi di mercato in cui versa la Fiat a causa dei mancati investimenti in ricerca, innovazione e lancio di nuovi modelli.
Quello firmato è peraltro un contratto ponte, della durata di un anno, che traghetta la Fiat verso l’ignoto, mancando qualsiasi reale impegno a rilanciare gli stabilimenti, con l’avvento di nuovi modelli e con adeguati finanziamenti, e alla piena occupazione di tutte le maestranze.
L’unica vera certezza contenuta nel contratto collettivo del gruppo Fiat è la cancellazione della democrazia sindacale, della possibilità per i lavoratori di eleggere liberamente i propri rappresentanti scegliendoli liberamente tra tutte le o.s., non soltanto tra quelle che il padrone ammette alla sua corte.
Fim, Uilm, Fismic, Associazione dei quadri Fiat sono i sindacati a cui Marchionne ha concesso di essere rappresentati nelle fabbriche Fiat, a condizione ovviamente che gli lascino mano libera.
Questo contratto, che secondo i firmatari trarrebbe legittimità giuridica dall’applicazione del famigerato art. 8 della finanziaria varata dal precedente governo Berlusconi e dall’accordo interconfederale del 28 giugno, sottoscritto da Cgil Cisl Uil e Confindustria, scardina le tutele previste dai CCNL che, per quanto inadeguati, garantivano una parità di trattamento a tutti i lavoratori.
Contro il modello Marchionne si continua a lottare ed a manifestare, come avvenuto lunedì 12 dicembre in tutto lo Paese, o come avvenuto oggi con centinaia di lavoratori, organizzati dallo Slai Cobas e dall’Usb, che hanno dato vita ad una manifestazione di protesta davanti ai cancelli della Fiat di Pomigliano in occasione della visita dei vertici Fiat e del lancio della nuova Panda.
Di danni, come gridavano i lavoratori di Pomigliano, Marchionne, Berlusconi e Monti ne hanno fatti già troppi. È ora di mandarli a casa, e questa parola d’ordine sarà al centro dello sciopero generale di tutte le categorie che il sindacalismo di base e conflittuale ha proclamato per il 27 gennaio 2012.