Coronavirus e commercio, USB: ma quale serrata, negozi aperti con il placet di Conte e lavoratori esposti a rischi e stress (copia 1)

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Dalle parole di Giuseppe Conte che annunciava misure ancora più restrittive per contenere il contagio da coronavirus, si evinceva la serrata di tutte le attività commerciali con effetto immediato, fatta eccezione per pochissime categorie merceologiche. Alla lettura più attenta degli allegati al DPCM dell’11 marzo 2020 salta agli occhi che la possibilità di restare aperti è stata invece estesa a settori che nulla hanno a che fare con la pubblica utilità: elettrodomestici, computer, profumerie, articoli per la casa, ottici.

 

L'Unione Sindacale di Base ritiene pertanto il provvedimento del governo inefficace alla luce della proclamazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dello stato di pandemia e reputa il comportamento di molti datori di lavoro a dir poco irresponsabile e incivile, volto esclusivamente alla salvaguardia del profitto, noncurante del benessere collettivo, in un momento di pericolo come questo.

 

Mentre Cgil, Cisl e Uil scrivono a Confcommercio e alle associazioni di categoria senza fare alcuna richiesta concreta a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, USB esorta il governo ad emettere disposizioni omogenee e paritarie per i lavoratori del Commercio e della Grande Distribuzione Organizzata, valide su tutto il territorio nazionale. Nello specifico, a tutti i lavoratori devono essere fornite le mascherine (certificate ai sensi della norma EN 149 e con filtri di classe di protezione FFP2 e FFP3), i guanti protettivi e i disinfettanti per pulire le superfici.

 

USB esorta inoltre a riorganizzare il lavoro con più pause giornaliere, per alleviare la pesantezza dei turni e il disagio dovuto alle mascherine. È necessario un giorno di chiusura settimanale, preferibilmente coincidente con la domenica, per tutelare lo stato psico-fisico dei lavoratori, esposti non solo al rischio biologico, ma anche allo stress da lavoro correlato.

 

Constatiamo, come se non bastasse, che all’entrata di molti negozi l'ingresso della clientela non viene in alcun modo contingentato e si formano quegli assembramenti, sia all’esterno e all’interno, vietati dal decreto. Inoltre molte aziende continuano a inviare pubblicità e volantini di offerte allettanti per aumentare le vendite, in un momento in cui le persone dovrebbero restarsene chiuse in casa e non pensare allo shopping, anche qui favorendo assembramenti difficili da gestire.

 

È pertanto evidente a tutti che queste misure, definite "drastiche" non sono in alcun modo sufficienti per tutelare la salute pubblica. Finché non ci sarà la serrata di tutte le attività commerciali, delle fabbriche e degli uffici pubblici sarà impossibile bloccare il contagio e ritenerci fuori pericolo.

 

USB vigilerà sull’adozione di tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e psicologica di chi opera tutti i giorni per garantire l’approvigionamento primario.

 

                                                                                                          

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