COSA USB VUOLE RICORDARE AL MINISTRO DELRIO, AL SOTTOSEGRETARIO RUGHETTI ED ALLA PRESIDENTE MARINI - OGGI A TERNI -

Terni -

 

La sentenza della Corte Costituzionale n.10/2016, che si aggiunge ad un ricco elenco di sonore bocciature (Corte dei Conti…) è un vero e proprio atto di accusa contro il metodo dei tagli indiscriminati del Governo, ed il dissesto di bilancio prodotto per la Provincia di Terni ne è la conferma!


SE “RIFORMATE” LA CARTA COSTITUZIONALE COME LE PROVINCE…MEGLIO CHE STIATE FERMI!!


La riforma delle Province, ma soprattutto il prelievo forzoso ed indiscriminato imposto ai loro bilanci dalla scriteriata legge 190/2014, è incostituzionale!.
La sentenza della Corte costituzionale 29 gennaio 2016, n. 10, anche se riferita ad una serie di norme della regione Piemonte, è un vero e proprio atto d’accusa che boccia su tutta la linea la “controriforma” delle Province disposta in modo dissennato da Governo e Parlamento (già la Corte dei Conti aveva “cassato” gli interventi di ordine finanziario).
Tutte le considerazioni svolte dalla Consulta, infatti, si possono e si devono ribaltare simmetricamente in particolare sulla legge finanziaria (L. 190/2014), che ha cagionato al sistema delle Province guasti devastanti ed irrimediabili, ma che soprattutto, ha infierito sui cittadini, privati dei servizi pubblici efficienti, cui hanno diritto senza aver minimamente prodotto una riduzione delle imposte.
Enti colpiti al solo scopo di dimostrare che si possono ridurre “i costi della politica” e la spesa pubblica, così da diminuire le tasse, mentre invece si sono solo ridotti i diritti dei cittadini. Il diritto all’elettorato attivo, visto che i rappresentanti politici delle Province sono ora frutto di un’elezione di secondo grado sottratta al popolo ed assegnata ai sindaci ed ai consiglieri comunali ma, soprattutto, il diritto ad ottenere i molteplici servizi dei quali le Province sono state rese competenti negli anni, servizi che ora scontano un pesante ridimensionamento e messa in discussione: programmazione, manutenzione delle strade, delle scuole, politiche attive del lavoro, attività di formazione, servizi didattici e di aiuto agli allievi affetti da disabilità sensoriali, figli riconosciuti da un solo genitore e decine e decine di altri ancora.



Solo demagogia, superficialità e sostanziale ignoranza dell’assetto delle competenze delle amministrazioni pubbliche può aver guidato le scelte del governo.
La sentenza della Consulta è assolutamente tranciante sul tema, ed ha considerato fondate tutte le questioni di legittimità costituzionale sollevate verso i tagli indiscriminati e immotivati dei finanziamenti destinati alle Province e cioè:
1-violazione degli artt. 117 e 119 Cost. per lesione dell’autonomia finanziaria, ridondante sul principio di buon andamento di cui all’art. 97 Cost., in quanto lesiva del principio di programmazione e di proporzionalità tra risorse assegnate e funzioni esercitate;
2-violazione del principio di ragionevolezza di cui all’art. 3 Cost. per l’entità della riduzione in assenza di misure riorganizzative o riallocative di funzioni;
3-violazione del principio di uguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost. per il pregiudizio alla fruizione dei diritti sociali causato dal mancato finanziamento dei servizi.

La Consulta ben evidenzia che i servizi dovevano essere al centro dell’attenzione, non gli enti province e nemmeno il personale coinvolto. La riforma doveva partire dall’idea di dove, come e quando riassegnare i servizi e, solo dopo, partire con le necessarie rilevazioni contabili e finanziarie. La ricollocazione del personale sarebbe venuta da sé, senza le assurde disfunzioni dell’intero 2015, culminate nel ridicolo malfunzionamento della piattaforma per la mobilità che risulta ancora malfunzionante.
Il governo ha voluto “scaricare” sulle Regioni la spesa necessaria per l’erogazione dei servizi, ponendole sotto ricatto.

La Regione dell’Umbria si è sottratta alla responsabilità politica di scongiurare il dissesto finanziario della Provincia di Terni.
La Regione dell’Umbria non ha ultimato il processo di riordino scaturito dalla L.R. 10/2015 e diversi sono ancora i punti di caduta e le criticità che richiedono una presa in carico (Polizia Locale, Viabilità regionale, Centri per l’impiego ed altre funzioni riallocate).

L’USB chiede alla Regione dell’Umbria l’immediata riapertura del Tavolo della Governance regionale da troppo tempo eluso e chiede alla Provincia di Terni di adottare tutti gli atti di organizzazione che sono ormai urgenti ed ineludibili.

E’ necessario porre fine ad una pesante situazione di immobilismo e stallo che vede i lavoratori ed i cittadini subire gli effetti di una “controriforma” pasticciata ed improvvida!.

La Federazione Unione Sindacale di Base