FIAT: nuova condanna per comportamento antisindacale
Il tribunale di Torino ha condannato, per l’ennesima volta, la Fiat per comportamento antisindacale.
La causa, avviata dall’SDL Intercategoriale, oggi USB Lavoro Privato, aveva ad oggetto le cessioni di credito sottoscritte a favore della nostra organizzazione sindacale da numerosi lavoratori della Powertrain di Torino che la Fiat aveva deciso di disconoscere e di non pagare al sindacato le quote associative.
Di fronte all’inevitabile denuncia per attività antisindacale avanzata dalla nostra o.s. la Fiat si è costituita nel processo sostenendo, come suo solito, che non avremmo potuto attivare l’art. 28 ex l. 300 non avendo il requisito della nazionalità e che comunque, a loro avviso, non vi sarebbe alcun obbligo per le aziende a trattenere e versare al sindacato le quote associative sottoscritte dai lavoratori per il tramite delle cessioni di credito.
Il tribunale nel respingere decisamente la tesi della Fiat riguardo alla possibilità di attivazione dell’art. 28 da parte dell’USB, la cui nazionalità è stata peraltro accertata ripetutamente da moltissime sentenze, anche della Suprema Corte di Cassazione, e riconoscendo l’attività antisindacale svolta dalla Fiat le ha intimato alla stessa di trattenere le quote associative, come da disposizione indicata dai lavoratori, e di versarle mensilmente all’USB.
Il tribunale ha inoltre condannato la Fiat al pagamento delle spese legali e quelle risarcitorie, corrispondenti a 2500,00 euro a favore dell’USB.
La sentenza rappresenta un importante elemento di chiarezza in un momento in cui ,oltre ai sindacati di base,anche altre organizzazioni storiche, come la Fiom, devono ricorrere alle cessioni di credito per continuare ad avere le quote associative non essendo firmatarie del CCNL.