Fusione FCA-PSA, l'anno d'oro della famiglia Agnelli. A spese dei lavoratori

Roma -

Con la ratifica dell’accordo tra il gruppo PSA e il gruppo FCA prende corpo la fusione di due produttori di auto che insieme raccolgono 11 marchi automobilistici, aziende di robotica, centri di ricerca, grandi ditte di ricambi e componenti e un corollario di fornitori direttamente connessi ai loro cicli produttivi. Un processo negoziale che secondo PSA e FCA durerà almeno 15 mesi e dai risultati niente affatto scontati.

Come prenderà corpo questo gigante industriale non è al momento determinabile, ma al di là delle dichiarazioni tranquillizzanti del management e delle salmerie sindacali e istituzionali al seguito, non sarà un processo a costo zero. L’accordo è il prodotto di un contesto di crisi generalizzata del settore che il padronato sta scaricando sui lavoratori. Il mercato internazionale a esclusione dei veicoli commerciali e dei ricambi è in contrazione, dappertutto gli impianti lavorano al di sotto delle potenzialità produttive, in Italia FCA alterna periodi di cassa integrazione e ferie forzate a periodi in cui impone ritmi massacranti e 18 turni per saturare gli stabilimenti. Negli ultimi mesi FCA ha venduto la controllata Magneti Marelli realizzando 6 miliardi di utile e avviato una pesantissima ristrutturazione in CNHI; in entrambi i casi il prezzo lo stanno pagando i lavoratori. A questo quadro occorre aggiungere le aziende fornitrici come Tiberina o Blutec, dove se la prima comprime i salari e aumenta i ritmi per la seconda in gestione commissariale la condizione dei lavoratori è ancora più dura.

In questa situazione parlare di nessun costo per i lavoratori è una vergognosa menzogna e un ulteriore inganno per quanto riguarda il futuro. L’ingresso dei due rappresentanti sindacali nel futuro CdA secondo l’a.d. FCA Manley è una scelta innovativa che come per l’accordo statunitense per FIAT Chrysler ha pesato nella partecipazione all’equity (azionariato), nella organizzazione e nella gestione delle fabbriche. Se FIM, FIOM e UILM valutano positivamente l’ingresso nel CdA per l’USB si tratta di una scelta da condannare poiché snatura il ruolo del sindacato e lo subordina agli interessi dell’azienda a partire dalle linee di produzione, passando per gli accordi sindacali che dovranno gestire CIG e ristrutturazioni per garantire i margini di profitto agli azionisti.

Mentre i lavoratori sono costretti alla CIG o pesanti ristrutturazioni, la famiglia Agnelli ha gestito spregiudicatamente le trattative di vendita, ottenendo da PSA una cedola di 5 miliardi, esattamente il doppio di quella prevista con Renault, a cui si aggiungono 1.1 miliardi di dividendo ordinario. Di questi 6.6 miliardi, 1.9 andranno al fondo Exxor di cui la famiglia Agnelli è prima azionista. Un anno d’oro per gli Agnelli che attraverso le operazioni di vendita hanno incassato cifre miliardarie alla faccia dei lavoratori e della fiscalità generale vista le residenze fiscali a Londra per FCA e in Olanda per Exxor.

 

Unione Sindacale di Base