Il governo Meloni e l’Unione Europea non meritano tregua: all'economia di guerra rispondiamo il 20 giugno con lo sciopero generale e il 21 giugno con la manifestazione nazionale a Roma

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La sala gremita del Cinema Aquila, oggi a Roma, è l’immagine più chiara di quello che ci aspetta tra un mese: una marea di corpi, voci e bisogni che non accetta più di essere ignorata e di assistere al massacro ed alla barbarie della guerra. Lavoratrici e lavoratori, studenti, precari, migranti, giovani e attivisti dei movimenti sociali e sindacalisti, delegazioni dall'estero, dalla Spagna, dalla Francia e dal Belgio a dimostrazione della possibilità di costruire un movimento per la pace proprio nel cuore dell'Europa. Questa l'eterogenea composizione sociale che ha animato l'assemblea ed ha lanciato con chiarezza e determinazione due appuntamenti: il 20 giugno sciopero generale, il 21 grande manifestazione nazionale a Roma.

Una due giorni di mobilitazione che chiama in causa direttamente il governo Meloni e l’Unione Europea. Non per chiedere l’elemosina o un "confronto", ma per affermare che non c’è più tempo da perdere: serve una rottura netta con il sistema della guerra nelle sue varie sfaccettature, con le politiche di austerità dettate anche dall’economia di guerra, con la distruzione sistematica del lavoro e dello stato sociale.

Lo sciopero del 20 giugno sarà generale, in tutti i settori pubblici e privati. Una giornata per bloccare la macchina del profitto, per far sentire la voce di chi produce ricchezza e riceve in cambio precarietà, salari da fame e diritti negati: per connettere l'opposizione alla guerra al rilancio dei salari e del welfare. L’ISTAT, con i suoi numeri, ha certificato ciò che noi denunciamo da anni: aumenta il lavoro povero, calano i salari, cresce l’esercito degli invisibili. Intanto i miliardi pubblici vengono bruciati per finanziare missioni militari, forniture di armi, esercitazioni NATO e grandi opere inutili: una spesa militare in costante crescita e destinata ad aumentare esponenzialmente. In Palestina si consuma un genocidio sotto gli occhi di un’Europa complice, mentre in Italia si chiude un pronto soccorso dietro l’altro, si smantella la scuola pubblica e si alimenta la guerra tra poveri.

Per questo, il giorno dopo, sabato 21 giugno, torneremo in piazza con una manifestazione nazionale che partirà da Piazza Vittorio alle ore 14:00. Lo faremo contro la guerra e il riarmo, per ribadire che vogliamo un’Italia fuori dalla NATO, senza basi militari straniere, senza missioni belliche all’estero. Scenderemo in piazza per un immediato cessate il fuoco a Gaza, ma anche per difendere salario, reddito, casa, diritti e ambiente qui da noi. Perché non ci può essere giustizia sociale senza giustizia climatica, né libertà reale senza democrazia sostanziale.

Il governo Meloni e l’Unione Europea non meritano tregua. Questo sciopero e questa manifestazione non sono un punto d’arrivo, ma una tappa di un percorso. Un appello all’insubordinazione collettiva, alla costruzione di un fronte sociale largo, determinato, capace di rovesciare l’agenda della guerra e dell’austerità e imporne una nuova, fondata sui bisogni reali delle persone.

Oggi al Cinema Aquila si è accesa una miccia. Il 20 e il 21 giugno, quella scintilla deve diventare incendio, con la consapevolezza della necessita di costruire un movimento contro la guerra con contenuti chiari e determinati.

Unione Sindacale di Base