Il Jobs Act è una pistola puntata alla tempia: è tempo di reagire
L’Unione Sindacale di Base chiama i lavoratori a mobilitarsi contro  lo scempio del Jobs Act di Renzi, che di fatto cancella l’articolo 18 e  devasta lo Statuto dei Lavoratori. 
Si tratta di ulteriore  inasprimento rispetto alla legge Fornero, poiché oltre all’annullamento  della reintegra peggiora anche altri aspetti tra cui l’impianto degli
ammortizzatori sociali. 
Grazie al Jobs Act, per le aziende sarà più semplice licenziare, demansionare e
controllare  i lavoratori a distanza, creando una sperequazione tra il potere  contrattuale e sanzionatorio delle aziende e le tutele sindacali dei  lavoratori. 
Altro che contratto a “tutele crescenti” questa è  una nuova normativa che da mano libera alle aziende cancellando le  tutele previste dal contratto a tempo indeterminato.
Caso unico nel  codice civile, sparisce il concetto di risarcimento in caso di   licenziamento disciplinare, al suo posto un indennizzo a tariffa che  darà alle aziende la certezza dei tempi e dei costi di alienazione del  personale. 
La legge disincentiva anche il ricorso ai  tribunali, il lavoratore tra l’affrontare un processo dall’esito incerto  e l’offerta di alcune mensilità con sgravio fiscale sarà fortemente  tentato dal prendere quel poco maledetto e subito.
CONTRATTI E REINTEGRO IN CASO DI LICENZIAMENTO
Il  reintegro sarà previsto solo per i licenziamenti discriminatori per  motivi religiosi, politici o di orientamento sessuale, è una ulteriore  presa in giro per i lavoratori perché nessuno licenzia apertamente per  questi motivi. In tutti gli altri casi, anche in quelli per motivi  disciplinari è previsto solo un indennizzo economico che diventa la  regola generale in caso di licenziamento e che cresce con l’anzianità di  servizio e può arrivare ad un massimo di 24 mensilità anche per chi  lavora in azienda da più di 12 anni (riguarda anche i licenziamenti  economici perfino di fronte alla manifesta insussistenza del fatto). Il  reintegro si riduce di parecchio per i cosiddetti licenziamenti  disciplinari, cioè quelli adottati sulla base del comportamento del  dipendente: il giudice non potrà entrare nel merito della sproporzione  della sanzione del licenziamento rispetto al fatto contestato anche se  dovesse considerare la punizione esagerata.
LICENZIAMENTI COLLETIVI
Il  risarcimento previsto in caso di non rispetto delle procedure di  licenziamenti collettivi diventa di un minimo di 4 a un massimo di 24  mesi (prima era da minimo 12 a 24 mensilità). Il reintegro in caso di  violazione dei criteri di scelta (per es. la precedenza al licenziamento  a chi non ha figli o familiari a carico), con il Jobs Act sparisce del  tutto.
NUOVA NASPI
La nuova assicurazione sociale per  l’impiego (ex disoccupazione), sarà erogata solo per la metà delle  settimane lavorate negli ultimi 4 anni e dopo i primi tre mesi scenderà  del 3% ogni trenta giorni. Peggiorano le regole per la decurtazione
dell’assegno in caso di lavoro precario durante la disoccupazione e le regole per le offerte di ricollocazione.
LE NUOVE “REGOLE” DEL JOBS ACT METTONO A RISCHIO TUTTI I LAVORATORI
Il  prossimo passo dei datori di lavoro è quello di utilizzare gli accordi  con i sindacati complici (CGIL-CISL-UIL) come quello per l’Expo 2015 e  ed il Jobs Act per lanciare una “pulizia etnica” contro i lavoratori  ancora protetti dalle precedenti normative sul lavoro, al fine di  ottenere una forza lavoro senza diritti e ancora di più ricattabile.
Grave  è il pericolo che le nuove limitazioni dell’art. 18 per i neo assunti  possano riguardare anche quei lavoratori già assunti a tempo  indeterminato che vengano riassunti da una nuova azienda, in seguito a  cambi appalto (vedi settori pulizie, igiene ambientale, trasporti) ma  anche quelli delle “new company” frutto di ristrutturazioni
aziendali.
Decenni  di liberismo dimostrano che la precarietà non genera occupazione al  contrario abbiamo assistito al crollo dei salari e all’aumento della  disoccupazione con conseguente calo dei consumi e aumento della povertà.
Mentre  CGIL, CISL e UIL lasciano mano libera al Governo Renzi che riscrive in  maniera classista e padronale la legislazione del lavoro, Il 28 febbraio  scorso 10mila lavoratori insieme all’USB hanno manifestato a Milano  contro il Jobs Act e contro il lavoro gratuito e sottopagato previsto  per i lavoratori dell’Expo 2015.
CONTRO I LADRI DI DIRITTI E  DI DIGNITA’ E’ POSSIBILE E NECESSARIO LOTTARE PER UNA NUOVA SOCIETA’  REALMENTE SOLIDALE E ALTERNATIVA
USB Lavoro Privato
 
							     
					 
							 
							 
							 
						 
				 
    
			 
						 
    
			
		
	
 
    
			