Ilva, USB: abbiamo salvato i posti di lavoro e tutelato l'ambiente, ma la vera sfida inizia adesso
Nessun licenziamento negli stabilimenti Ilva, mantenimento dell’articolo 18 e della contrattazione di secondo livello, obblighi stringenti per Arcelor Mittal sul piano ambientale. Al termine di una lunga notte di contrattazione, l’Unione Sindacale di Base registra con soddisfazione l’accordo che ha visto la multinazionale costretta ad abbandonare le proprie posizioni di intransigenza e ad accettare le condizioni poste da USB come irrinunciabili per la chiusura dell'accordo sindacale sull'acquisizione del gruppo Ilva.
È stata una doppia lotta: da un lato contro i tentativi di imposizione di Arcelor Mittal, dall’altro contro lo sciagurato accordo siglato dal governo Gentiloni nella persona dell’ex ministro Calenda. La determinazione di USB è riuscita a incidere su una trattativa che fino a poche ore prima sembrava sull’orlo della rottura definitiva.
Abbiamo alla fine ottenuto la salvaguardia integrale dell'occupazione, il mantenimento di tutti i diritti acquisiti retributivi e di legge, in particolare il mantenimento dell'articolo 18 a tutela dei licenziamenti discriminatori. Quindi a tutti i lavoratori assunti da Arcelor Mittal non verrà applicato il Jobs Act.
Abbiamo ottenuto un Piano di Ambientalizzazione significativamente migliorato rispetto a quello contenuto nel contratto di cessione sottoscritto da Calenda, con l’accelerazione della copertura dei parchi e obblighi stringenti nel rapporto produzione/emissioni. E nell’accordo di questa notte, come ha sottolineato anche il ministro Di Maio, sono ben scritte nero su bianco corpose penali per Arcelor Mittal nel caso di inadempienza.
Tuttavia non dobbiamo nasconderci che con la cessione a una multinazionale del gruppo Ilva il nostro Paese perde un pezzo importante del suo patrimonio industriale. Continuiamo a pensare che la nazionalizzazione di un settore strategico dell'economia nazionale come la produzione dell'acciaio sia l'unica strada per coniugare lavoro, diritti, salari, politiche industriali e ambientalizzazione.
Per queste ragioni, se diamo un giudizio più che positivo sui contenuti dell'accordo sindacale, non possiamo che essere insoddisfatti per un'operazione di cessione dell'acciaieria più grande d'Europa, che contribuisce alla progressiva spoliazione del nostro patrimonio industriale. La battaglia di USB per un nuovo impegno diretto dello Stato nell'economia non è finita.
La vera sfida su Ilva inizia oggi, sarà un percorso lungo e complicato, ma USB non arretrerà di un millimetro sul terreno dei diritti, dei salari e dell’ambiente.
La parola passa ora ai lavoratori per il referendum sul testo dell’accordo, da chiudere entro il 13 settembre.
Francesco Rizzo, USB Taranto
Sergio Bellavita, USB Nazionale