La logica di FCA non è la logica di USB ma soprattutto non è la logica dei lavoratori

Potenza -

Le voci, sempre più insistenti, che circolano all’interno dello stabilimento Fca di Melfi non preannuncerebbero nulla di buono per i prossimi mesi/anni per i lavoratori.


Usiamo il condizionale perché come al solito dai vertici aziendali non vi è una nota ufficiale che illustri il futuro produttivo e dia garanzie occupazionali per lo stabilimento automobilistico più grande d’Italia.


Pochi giorni fa si è tenuto a Balocco l’Investor day, una rivisitazione del tradizionale piano industriale con la variante che non sono stati presentati i nuovi modelli auto, non è stato detto di conseguenza dove verranno prodotti eventuali nuovi modelli, c’è stata una dichiarazione di buoni propositi e nulla più, insomma un non piano industriale che è piaciuto soltanto a i più ottimisti ( oltre a chi per “ curiose” relazioni sindacali è costretto a dire sempre si e a fingersi entusiasti sempre e comunque).


L’unico dato certo è che la linea Punto a Melfi cesserà di produrre entro inizio agosto 2018.


Come dicevamo, i rumors invece descrivono una realtà meno affascinante di quella raccontata a Balocco. Con la cessazione della produzione del modello Punto dovrebbe iniziare un periodo di stop ( si parla di almeno un anno) su quella linea per permettere la costruzione di una sostitutiva, sempre che arrivi un nuovo modello sia chiaro, quindi anche le voci interne hanno una lettura ottimistica.


A questo punto le voci di corridoio si moltiplicano, ma quella che sembra essere la più credibile parla di richiesta di contratti di solidarietà per circa 800/1000 lavoratori.


A queste voci l’Usb risponde già da adesso che non esistono le condizioni per adottare i contratti di solidarietà.


Non esistono perché la forza lavoro che l’azienda potrebbe considerare in eccesso  (  anche i numeri, in base ai nostri dati, sembrano gonfiati) durante il periodo del contratti di solidarietà corrisponde all’incirca a quella che manca strutturalmente sulle linee 500X e Jeep Renegate, carenze che mettono a dura prova la resistenza dei lavoratori impegnati sui SUV e che sicuramente, andando avanti di questo passo, avranno gravi ricadute psicofisiche sugli stessi.


L’ eventuale richiesta di fermata deve diventare un opportunità di rivendicazione importante, in cui pretendere che nessuno venga lasciato a casa e che finalmente si spalmi la produzione e le postazioni in modo salubre.
I lavoratori della linea SUV sono anni ormai che lamentano carichi di lavoro al limite della resistenza umana, questa condizione non è più tollerabile, le persone che l’azienda cercherà di conteggiare come esubero per Usb non lo sono affatto.


Non cadremo in questo meccanismo di accettazione comprensiva per cui stare a casa mentre costruiscono una linea che darà lavoro è cosa buona e giusta, gli stipendi tagliati a vantaggio esclusivo dei padroni non sono mai cosa buona e giusta per gli operai.


E se mai dovesse arrivare un nuovo modello auto a Melfi, benissimo, vorrà dire che ciò consentirà di creare nuovi posti di lavoro, e non certo sopperire a quelli che vorrebbero con astuzia tutta padronale svuotare oggi.
Lo stesso ragionamento vale per la cassa integrazione ovviamente.
La nostra risposta sarà questa e sarà chiara, è arrivato il momento che venga restituito ai lavoratori quanto tolto in questi anni.


USB di stabilimento  

USB Basilicata L.P.

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