La maison Valentino sostiene i dipendenti? Mica tanto
La maison di alta moda Valentino ha partecipato, insieme a tante altre grandi firme, alla gara di solidarietà che l’ha vista donare ben due milioni di euro a Protezione Civile e Ospedale Sacco di Milano.
Ha inoltre creato - attraverso il fondo di investimento Mayhoola, che negli anni ha visto anche l’acquisizione di altre importanti case di alta moda - una piattaforma con un programma di intrattenimento per i dipendenti davvero accattivante: lezioni online e webinar di cucina, di pasticceria, di yoga e concerti con grandi nomi della musica, come Alicia Keys ed Elisa.
Inoltre da un noto ristorante del litorale laziale sono partiti pacchi dono con prodotti di eccellenza a base di pesce alla volta dei clienti più fidelizzati della griffe. Il costo? All’incirca 90 euro l’uno.
Peccato che lavoratrici e lavoratori avrebbero di gran lunga preferito che l’azienda inserisse nell’accordo di CIGD l’integrazione del 20% della retribuzione, anziché l’e-learning. E che il corrispettivo del costo dei pacchi recapitati alle ricche clienti – che, diciamocela tutta, non ne avevano esattamente bisogno – venisse magari inserito fra le spettanze di aprile.
E che le comunicazioni arrivassero in modo tempestivo, per dar modo ai dipendenti di bloccare i mutui, in un momento in cui la drammaticità della situazione finanziaria delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio è sotto gli occhi di tutti.
Le lavoratrici e i lavoratori di Valentino non vogliono che la crisi ricada sulle loro spalle. USB ritiene del tutto insufficiente l’accordo della maison e chiede, dal momento che è facoltà dell’azienda farlo, che i dipendenti vengano rispettati nella loro dignità e nella loro professionalità, che venga loro riconosciuto il corrispettivo economico del 20% dell'integrazione della retribuzione mensile dei mesi di marzo ed aprile e dei successivi in cui l'azienda si troverà ad accedere agli ammortizzatori sociali previsti nei decreti governativi.
USB Commercio