Lavoro agricolo, la giunta Bonaccini fa propaganda invece di affrontare i veri problemi

Bologna -

 

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini, anziché affrontare i problemi veri del settore agricolo, preferisce usare questa occasione per fare propaganda contro il Reddito di Cittadinanza e perpetrare il pregiudizio che i percettori del reddito siano dei privilegiati che non hanno voglia di lavorare. “Così restituiscono quello che hanno preso” è stato il suo commento.

Schlein e Colla, rispettivamente vicepresidente e assessore all’agricoltura, invece ringraziano le forze dell’ordine che hanno di recente arrestato in provincia di Forlì alcuni caporali, così inarrivabili che avevano tanto di partita IVA e sede legale delle aziende che usavano come copertura in casolari abbandonati, e nei quali affittavano “posti letto”.

Con queste posizioni la Giunta Regionale cerca di nascondere le proprie responsabilità e quelle forze politiche che la sostengono. La realtà e i problemi sono altri, gravi e strutturali: in tutta Italia “mancano” centinaia di migliaia di lavoratori stagionali che servono subito nei campi, perché le misure di contenimento del contagio non permettono ai nostri “produttori” l’utilizzo di lavoratori al momento irregolari e l’ingresso di lavoratori stranieri.

Questo è l’allarme lanciato dalle associazioni dei produttori agricoli negli ultimi giorni.

Nel nostro paese l’agricoltura si sostiene perché ci sono ben più di 200 mila lavoratori, in gran parte irregolari, che abitano e lavorano in condizioni di estremo sfruttamento, senza abitazioni dignitose, costretti ad accettare ingiustizie, maltrattamenti e paghe irrisorie per il ricatto del permesso di soggiorno o perché senza documenti. Una vergogna che nella nostra regione non prende la forma delle “baraccopoli”, ma quella meno visibile di capannoni e casolari abbandonati.

Come abbiamo denunciato in questi anni il caporalato, il mancato rispetto dei contratti, il lavoro nero sono parte “strutturale” e non eccezione della filiera agroalimentare, che ha al suo vertice le aziende dell’agroindustria, della Grande Distribuzione Organizzata, sistema tenuto in piedi anche grazie alla politica agricola dell’Unione Europea i cui finanziamenti ricadono prevalentemente sulle grandi imprese.

Da anni l’USB è impegnata in prima linea nelle lotte e nella sindacalizzazione dei braccianti agricoli in tutta Italia, e oltre alla regolarizzazione una delle nostre proposte per superare questa situazione vergognosa è che si possano assumere i lavoratori solo da liste istituite presso i Centri per l’Impiego, e il rafforzamento dei Centri per l’impiego e dell’Ispettorato del lavoro per controllare in maniera sistematica le Aziende e le condizioni di lavoro.

Oltre fare “incontrare la domanda e l’offerta”, la Regione cosa fa? Aiuta le imprese.

L’USB ritiene che la Regione dovrebbe predisporre le seguenti misure:

- lavorare di concerto col Governo verso la sanatoria e la regolarizzazione di tutti i migranti presenti da anni nelle campagne anche al fine di permettere a tutti di curarsi e evitare la diffusione del virus;

- garantire immediatamente i buoni spesa agli irregolari presenti sul territorio;

- destinare risorse ai CPI e Ispettorato per monitorare sistematicamente le condizioni di lavoro di chi viene assunto. Indipendentemente da chi lavorerà nei campi, deve essere applicato il regolare contratto di lavoro;

- garantire la formazione e l’informazione dei lavoratori, sia rispetto al Covid sia rispetto alle usuali norme di salute e sicurezza vista le gravi mancanze delle aziende agricole in tal senso;

- garantire una integrazione reddituale per innalzare i salari degli operai agricoli, visto che i salari previsti dai CCNL e dai CPL per i livelli più bassi sono sotto la soglia di povertà relativa.

Infine, in questi giorni diversi esponenti politici e del Governo stanno prendendo posizione a favore di una sanatoria. Da anni lottiamo per questa misura, e ora alcuni settori sostengono questa necessità spinti dalle esigenze del mondo delle imprese, le quali però stanno contemporaneamente chiedendo l’introduzione e l’estensione di voucher agricoli. Ci opponiamo fermamente a questa misura perché la regolarizzazione non deve diventare occasione per abbassare i diritti di tutti, al contrario deve permettere ai lavoratori più deboli di conquistare i diritti che finora sono stati negati.

USB si impegna a dare voce e organizzare tutti i lavoratori, e intendiamo cogliere questa situazione inedita e batterci per cancellare lo sfruttamento che caratterizza il settore agricolo.

Come risposta immediata alla mancanza delle Istituzioni l’USB ha appoggiato una raccolta fondi per portare beni alimentari e dispositivi di protezione tra i lavoratori invisibili che non ne hanno accesso. Invitiamo lavoratori e cittadini a segnalare le ingiuste condizioni di sfruttamento nella nostra regione, porteremo solidarietà per conquistare diritti per tutti.

Contatta USB Lavoro Agricolo per conoscere i tuoi diritti e organizzarti con noi.

emiliaromagna.lavoroagricolo@usb.it

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