Lavoro agricolo, USB Piemonte: no ai cassintegrati al posto dei braccianti invisibili, regolarizzazione e tutela del lavoro unica risposta alla crisi
L’appello dei sindaci del Cuneese con le associazioni di categoria (Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confcooperative), mette a nudo l’assoluta centralità dei braccianti nella filiera agroalimentare piemontese. Un sistema che nel Saluzzese poggia sullo sfruttamento di una classe di lavoratori a cui anno dopo anno si sono continuati a negare condizioni di vita dignitose, salari adeguati e tutele di sicurezza minime. Le richieste dell’USB Lavoro agricolo, che chiedono il rispetto dei diritti salariali e previdenziali, il rispetto delle misure di sicurezza sul lavoro e adeguate sistemazioni abitative non hanno mai avuto seguito.
Oggi, a fronte della mancanza di circa diecimila lavoratori, sindaci e associazioni di categoria propongono sgravi fiscali e l’assunzione di cassintegrati, pensionati, studenti, percettori di reddito di cittadinanza. La proposta, inaccettabile, è un modo per spogliare il lavoro salariato di dignità, e la rimandiamo al mittente.
Gli stessi comuni dell’hinterland Saluzzese, come Costigliole Saluzzo, Revello, Verzuolo, Lagnasco e altri, oggi chiedono di trovare strutture per ospitare gli stagionali, dopo aver ripetutamente evitato di partecipare attivamente all’accoglienza dei lavoratori. Le stesse aziende agricole che non hanno mai fornito sistemazione ai propri braccianti, e sulla cui fatica poggiano i loro profitti, ora chiedono risorse da investire nell’ospitalità. Ospitalità che nelle precedenti stagioni ha significato solo l’apertura di una struttura carente al Foro Boario di Saluzzo, attorno alla quale dorme all’addiaccio il resto dei lavoratori che ne rimangono fuori.
Il Coordinamento lavoratori agricoli dell’Unione Sindacale di Base risponde a queste proposte con la richiesta di Uguale Lavoro e Uguale Salario indipendentemente dalla provenienza geografica e l’immediata regolarizzazione dei lavoratori invisibili già presenti sul territorio, braccianti e non. L’emersione del lavoro nero, l’uscita dall’invisibilità giuridica dei lavoratori migranti, lo smantellamento dei ghetti abitativi, condizioni alloggiative adeguate, salari congrui al lavoro svolto e adeguati dispositivi di sicurezza sul lavoro sono l’unica risposta possibile.
L’uscita dalla crisi non passerà da un’ulteriore marginalizzazione e svalutazione del lavoro agricolo né da ulteriori risorse alle aziende, ma da interventi che assicurino una vita e un lavoro degno a chi, con la sua fatica quotidiana, mette ogni giorno il cibo sulle nostre tavole.
Coordinamento Lavoro agricolo USB Piemonte