Lazio. NON E' CHE L'INIZIO…

Roma -

Con una delibera di giunta datata 12 giugno 2007  la Regione Lazio taglia circa 72 mln di euro, in 3 anni, alle Aziende Sanitarie, presi direttamente dal fondo del salario accessorio, scegliendo così, di fatto, chi deve pagare il debito sanitario accumulatosi in questa regione grazie alla cattiva amministrazione delle politiche sanitarie: lavoratori e lavoratrici del comparto.


 Salario accessorio (straordinario, fasce, passaggi di categoria, incentivazioni) che ricordiamo - oltre ad essere un diritto dei lavoratori/ici - costituisce circa il 40% del già esiguo salario complessivo di un lavoratore/ice della sanità.
Questa delibera frutto di un piano di rientro dal deficit concordato tra Regione, governo nazionale e sindacati confederali, smantella in un solo colpo quel poco che resta del servizio sanitario pubblico mettendo ulteriormente a rischio la salute dei cittadini del Lazio.


Da sempre denunciamo e lottiamo contro la privatizzazione e lo sperpero del servizio pubblico, che le allegre gestioni delle Direzioni Generali hanno contribuito a creare grazie a politiche basate su appalti, esternalizzazioni di parte dei servizi, precarizzazione del rapporto di lavoro, senza nessuna reale volontà di controllo da parte della Regione.


Ma, nonostante tutto ciò sia motivo dell’evidente fallimento del sistema “azienda”, si rischia che oggi la ricetta sia peggiore della cura: ancora più cessione ai privati, ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e attacco ai diritti e al salario dei lavoratori, drastico taglio dei servizi ai cittadini (taglio di circa 6000 p.l. in  3 anni!).


Non una parola sullo stipendio dei “manager” (270.000,00 euro lo stipendio di un Direttore Generale più il 20% di salario accessorio!) e degli assessori regionali!


 87 i manager della sanità inquisiti, indagati e/o incriminati per la politica degli appalti!


Ci sembra che il pianto di coccodrillo di oggi dei confederali sia finalizzato alla richiesta di ulteriori sacrifici ai lavoratori/ici – instillando un’irrazionale paura dell’imminente perdita del posto di lavoro – oltre a quelli a cui ci hanno già costretto in questi anni con il blocco delle assunzioni ed all’utilizzo massiccio dello straordinario attraverso il ricatto del mantenimento del servizio pubblico:

NOI NON CI STIAMO!
RIVENDICHIAMO IL DIRITTO AL NOSTRO SALARIO!

 

Vogliamo: assunzioni di personale, stabilizzazione dei precari all’interno delle aziende, diminuzione dei carichi di lavoro per poter offrire un’assistenza qualitativamente più elevata, reinternalizzazione dei servizi appaltati all’esterno.…. noi lotteremo quotidianamente all’interno di ogni territorio, di ogni azienda, di ogni reparto e di ogni servizio, per il rilancio della sanità pubblica.