Lettera USB al Presidente della Repubblica

Nazionale -

All’illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana

On. Giorgio Napolitano

Palazzo Quirinale

ROMA

 

Illustrissimo Signor Presidente,

 

 

 

Siamo lavoratori dei Vigili del Fuoco, Le scriviamo per rappresentare una realtà, forse da Lei poco conosciuta. I Vigili del Fuoco hanno bisogno del suo aiuto, per una volta chiediamo noi di essere aiutati. Lei qualche anno fa, riferendosi a noi ha pronunciato queste parole: “Rappresentate un esempio dell'Italia migliore e degli italiani migliori e dobbiamo sempre ricordarcene quando guardiamo alle sfide che ci attendono", era il 2009, da poco l’Abruzzo era stato colpito da un devastante sisma. I Vigili del Fuoco sono nell’immaginario collettivo di questo Paese, un patrimonio storico culturale, la nostra immagine è quella di uomini impolverati, infangati, che scavano o si arrampicano su corde, su scale; facce sporche di fumo nascoste dall’elmo, con le mani coperte da guanti sporchi . La storia dell’Italia è fatta anche da queste immagini, immagini di catastrofi: a volte annunciate, a volte naturali.

Presidente, Lei è stato testimone e protagonista della storia repubblicana di questo Paese, non ha sicuramente dimenticato il nostro contributo al fianco dei cittadini in ognuna di queste infauste occasioni, dal Vajont all’alluvione di Firenze, dal terremoto del Friuli a quello dell’Irpinia, dal terremoto dell’ Umbria alla frana di Sarno, solo per citarne alcune, fino ad arrivare ai giorni nostri con i tristi fatti che hanno toccato l’Abruzzo e l’Emilia. Lunga è la storia delle tragedie, foto in bianco e nero, foto a colori, secondo l’epoca: vedono sullo sfondo un Pompiere che lavora per portare soccorso. Chi non ricorda le tragiche immagini della stazione di Bologna, le strazianti immagini di via d’Amelio, di via dei Gergofili, di via Palestro, dove caddero tre dei nostri uomini; immagini che rimarranno per sempre nella mente di ognuno di noi. Senza alcuna retorica potremmo scrivere pagine e pagine per raccontare la nostra presenza al fianco dei cittadini, in qualunque momento, in situazioni più o meno gravi, ogni giorno, con professionalità e passione.

           Un Paese civile deve poter disporre di un Corpo dei Pompieri efficiente per poter garantire la salvaguardia dei cittadini e lo sviluppo economico così agognato in questo momento.

     Oggi Presidente questa importante funzione dello Stato, questo fondamentale servizio, rischia di non essere più in grado di dare una risposta efficiente. Negli ultimi dieci anni si sono progressivamente tagliati i fondi destinati al Corpo Nazionale di quasi il 35%. Tagli indiscriminati che hanno indebolito il dispositivo del soccorso, gli organici sono all’osso, solo la costante presenza della componente precaria, Pompieri a chiamata, riesce in parte a supplire a queste carenze. I precari sono Vigili del Fuoco discontinui che con poco addestramento e spesso con minor equipaggiamento, sicuramente con minori diritti, vengono sistematicamente sfruttati dall’Amministrazione per supplire alle carenze organiche, piuttosto che risolvere con l’assunzione l’annosa questione della pianta organica, magari proprio con la loro stabilizzazione. Carenza cronica che riguarda anche i qualificati, oggi in tutti i Comandi è divenuta prassi l’utilizzo di un facente funzione senza nessuna formazione specifica, utilizzato al posto del capo squadra. A tutto questo si aggiunga la situazione dei mezzi in buona parte vetusti, mal messi e le attrezzature da ammodernare. Non parliamo delle sedi di servizio, fatiscenti, con servizi igienici ai limiti della decenza.

Il colpo finale arriva con la riforma del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che ha peggiorato notevolmente le condizioni generali di lavoro e soprattutto ha indebolito tutta la struttura del soccorso, marginalizzando le figure tecniche ed aumentando a dismisura la componente prefettizia. Una “occupazione” dei prefetti che si traduce in una militarizzazione funzionale solo all’inserimento dei pompieri nei corpi di polizia.

Noi invece abbiamo da sempre rivendicato il nostro ruolo all’interno della Protezione Civile, il nostro alveo naturale, chiediamo una riforma che tenga conto della nostra professionalità, della nostra funzione primaria nelle calamità, del nostro ruolo nella prevenzione. La riforma subita del Corpo Nazionale e l’attuale decreto legge sulla Protezione Civile non tengono conto di questi aspetti, un assurdo che indebolisce tutto il sistema di soccorso nazionale.

In virtù di questo, Presidente, Le chiediamo di aiutarci, per prima cosa non firmi la legge che è in corso di approvazione in questi giorni e che mira a modificare la 225 del 1992, in materia di Protezione Civile, in quanto peggiorativa della precedente e per nulla condivisa da chi il soccorso lo conosce e lo svolge, ma studiata a tavolino da burocrati, la cui unica preoccupazione e tagliare i costi senza considerare le conseguenze. I limiti di questa futura legge si sono visti proprio durante questa ultima emergenza, che ha colpito l’Emilia, il Veneto e la Lombardia. Lo stesso Prefetto Gabrielli ha definito tempo fa, l’attuale modello di Protezione Civile: “un Tir con il motore di una 5oo”.

Presidente, non faccia l’errore di sottovalutare l’emergenza in cui versano i Pompieri, perché le conseguenze le pagheranno tutti, nessuno escluso. Il diritto al soccorso è patrimonio comune, un soccorso non efficiente colpisce tutti: ricchi, poveri, imprenditori, operai, cittadini comuni, cittadini eccellenti, consiglieri, sindaci, deputati, senatori, professori e presidenti.

Sperando di aver toccato le corde giuste con argomenti innegabili, le chiediamo un incontro, per esporle meglio la situazione generale e per dare il nostro contributo con una proposta reale di revisione del sistema di Protezione Civile in questo Paese, un’idea di un nuovo Corpo che garantirà una maggiore efficienza in confronto al passato, dando maggiori garanzie sulla gestione della spesa e garantendo una riduzione dei costi senza compromettere la sicurezza di nessuno, a differenza della spending review che taglierà in maniera indiscriminata le nostre risorse.

         Non siamo in cerca di commiserazione, non siamo uomini ai quali piace lamentarsi, siamo abituati ad affrontare situazioni difficili, a volte disperate, però senza risorse non possiamo farcela.

          Il principio del soccorritore è non doversi mai trovare nella situazione di essere soccorsi, oggi purtroppo questo principio rischia di essere messo in discussione.


 20120710132029

USB-VV.F. prot. 01.10-12 Napolitano