Metasalute, il grande business
Il Fondo afferma con una nota unilaterale che dal 1/1/2022, i piani sanitari di Metasalute avranno pesanti tagli naturalmente a danno dei lavoratori. Noi come USB abbiamo sempre rigettato quello che veniva considerato da altri sindacati "un'opportunità" e che oggi si rivela l'ennesimo bluff. Dal 25-11-2016, infatti grazie a quel rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, ogni lavoratore di questa categoria è stato iscritto in modo coatto al fondo di sanità integrativa Metasalute.
Nel CdA del Fondo troviamo seduti rappresentanti di Fim Fiom Uilm, che al posto di dimettersi, avallano di fatto i tagli radicali dei servizi quali:
- alcune prestazioni saranno cancellate (quelle "sociali" non stretta- mente sanitarie e alcuni pacchetti di prevenzione);
- quelle rimaste prevedranno il pagamento di un ticket a carico del lavoratore (dal 15% nei casi degli interventi chirurgici, al 30% per le normali visite specialistiche, fino al 35% per le spese odontoiatriche);
- sulle prestazioni sarà introdotto un massimale individuale (cioè un tetto di spesa);
- si potrà ancora estendere la polizza ai familiari a carico, ma non più ai figli con più di 26 anni o di 18 nel caso lavorino.
Queste nuove norme saranno estese anche ai piani integrativi già in essere, contrattati a livello aziendale, spesso con il trasferimento a Metasalute dei preesistenti fondi aziendali. E fino al 2023 non sarà possibile attivarne di nuovi.
Noi come USB abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà ad una sanità alternativa, privata e contrattualizzata, che riduce di fatto il salario dei lavoratori, ma i sindacati confederali di Fim Fiom Uilm, invece di parlare di meno ore lavorative, di ritmi di lavoro meno stressanti, di sicurezza e migliori condizioni negli stabilimenti, avallano un contratto di categoria che parla di sanità integrativa e ci elargisce, bontà loro, 13 euro mensili per un totale di 156 annui per beneficiare di piccoli privilegi per sé e per la famiglia, privilegi per modo di dire, dato che le prestazioni coperte sono già in gran parte garantite dal Servizio Sanitario Nazionale e nel caso specifico invece sono imposte dal contratto nazionale senza possibilità di scelta.
Fim, Fiom Uilm, barattano il salario accessorio spacciando per una conquista quello che già è un nostro diritto. La Fiom che oggi strumentalizza la vicenda, pur avendo rappresentanza nel CdA, si rifiutò di firmare ben due contratti nazionali, quello del 2011 e quello del 2013, demonizzando il fondo Metasalute, che vedeva l’iscrizione a discrezione del lavoratore; invece nel 2016 ha accettato e rilanciato l’iscrizione obbligatoria, obbligando di fatto ogni lavoratore ad accettare.
316 milioni all’anno: questa è la cifra per l’iscrizione obbligatoria a Metasalute, pari a 156 euro annui a lavoratore, una fetta consistente di salario. Per ognuno di noi metalmeccanici questi 156 euro all’anno finiranno in mani private, indipendentemente dall’adesione o meno dei lavoratori che guardano giustamente con diffidenza alla sanità privata.
Metasalute è un affare per tutti: per le aziende che hanno una decontribuzione e una detrazione pari alla metà se quei soldi fossero salario “vivo”, per i privati che lucrano sulle malattie dei lavoratori, per lo Stato che ha un’ulteriore scusa, come se ce ne fosse bisogno, per smantellare il servizio sanitario nazionale come abbiamo visto chiaramente con la pandemia e abituare i lavoratori alla sanità privata a pagamento, prelevata direttamente dalle loro tasche. Ed è un bell’ affare anche per i sindacati, tramite gli enti bilaterali. Metasalute improvvisamente conta più di 1.200.000 di iscritti, non dispone di una sede fisica se non a Roma ed ogni servizio, da una prenotazione a un rimborso, deve essere richiesto online. Il disservizio è garantito: chi non dispone di un PC o di una connessione Internet non saprà neanche come chiedere il rimborso.
Non aderire a Metasalute è una scelta di garanzia per la nostra salute e per il nostro futuro, che già prevede pensioni da fame, e per molti di noi malattie professionali acute e croniche. Figuriamoci se abbiamo i soldi per pagare la sanità privata. I padroni e Metasalute ci tolgono metà salute sul posto di lavoro e l’altra metà nelle strutture private.
La salute non è una meta ma un diritto di tutti e non può diventare merce di scambio nelle trattative contrattuali ed oggi ne abbiamo la prova! Occorre smascherare e rigettare la spinta verso la trasformazione del salario accessorio in beni di consumo, buoni spesa, convenzioni sanitarie, buoni benzina… vogliamo il salario che ci spetta, non l’elemosina dei padroni (per loro esentasse!).
Per questo come USB, rivendichiamo la necessità di avviare una campagna vertenziale per pretendere l'immediato recesso di ogni singolo aderente a Metasalute, con il corrispondente pagamento in busta paga del costo contrattuale sostenuto dalle imprese (156 euro annuo).
Non possiamo non denunciare ancora una volta l’inadeguatezza delle burocrazie sindacali, che non fanno altro che regalie ai padroni. O si sta con i lavoratori o con chi li sfrutta, e la parabola della Fiom è rivelatrice. Allora non possiamo fare altro che combattere con tutte le forze queste politiche a danno di lavoratori, giovani e sfruttati, ben coscienti che tocca a noi lavoratori difendere i nostri interessi e non delegare la lotta ad un sindacato che per noi ha smesso di lottare
Coordinamento USB Acciaierie d’Italia
Fabio Ceraudo
Cristian Cuccu
Vincenzo Mercurio
Alessandro Damone