Nei porti c’è una sola guerra da combattere: quella contro gli omicidi sul lavoro. Sabato 25 febbraio sciopero nazionale dei portuali e manifestazione a Genova
L’unica guerra da combattere è quella contro gli omicidi sul lavoro. Necessità tanto più pressante dopo le morti giovedì 9 nel porto di Trieste di Paolo Borselli, 58 anni, e venerdì 10 nel terminal container di Civitavecchia di Alberto Motta, precario di 29 anni. Immediate le proclamazioni di sciopero da parte di USB, tanto a Trieste, dove ieri sono state dichiarate altre 24 ore di astensione dal lavoro, fino alle 19 di oggi, quanto a Civitavecchia.
I lavoratori portuali non vanno più sacrificati alle dinamiche del risparmio e ai tagli del personale e della sicurezza per aumentare i profitti delle multinazionali. Bisogna istituire il reato di omicidio sul lavoro, una campagna che USB porta avanti da anni, così come da anni chiediamo il riconoscimento del lavoro nei porti come usurante: se la nostra richiesta fosse stata accolta, Paolo Borselli non sarebbe stato a 58 anni su un carrello a movimentare carichi pesanti e oggi sarebbe vivo.
Ben prima degli ultimi due incidenti mortali, USB Mare e Porti aveva proclamato per il 25 febbraio lo sciopero in tutti i porti italiani, con manifestazione nazionale alle 14.30 nel porto di Genova, collegando lo sciopero sulla sicurezza a quello contro il transito di armi dai porti. Oltre alla questione etica c’è una questione di sicurezza sul lavoro: i soldi che non si trovano per la prevenzione vengono invece utilizzati senza remore per l’escalation bellica e gli investimenti nell’industria militare.
Per il salario, la salute, la sicurezza e per un sistema portuale pubblico! Contro la guerra e la sua economia di carovita!
USB Mare e Porti