Tra sardine e gattini non facciamo la fine dei tonni. Ecco perché lo sciopero generale USB del 29 con manifestazione nazionale a Taranto
In tempi di sardine e gattini i lavoratori rischiano di fare la fine dei tonni. Un territorio devastato da decenni di speculazione edilizia, di rapina della terra, di incuria totale sta ora presentando il conto ed è drammatico. La assoluta assenza di qualsiasi pur minima politica industriale ha lasciato il nostro Paese nelle mani di multinazionali e padroni che hanno fatto delle nostre fabbriche, delle aziende e dei territori in cui sono, veri e propri cimiteri a cielo aperto in cui si contano i morti, il degrado, i licenziamenti. La manovra economica pur se accettata con riserva dall'Unione Europea come forma di ringraziamento al nuovo governo Conte per aver scongiurato per un po' il pericolo populista, è sottoposta a revisione in primavera e si annuncia una nuova ondata di tagli per diminuire il debito. Il Meccanismo Europeo di Stabilità che è in via di definitiva approvazione è stato tagliato addosso all'Italia come un vestito su misura e prevede un trattamento come quello inflitto alla Grecia se il debito non scenderà. I tavoli di crisi aziendale aperti presso il MISE sono sempre moltissimi e non si vede alcuna possibilità di affrontarli se non con palliativi e continui interventi tampone lasciando centinaia di migliaia di lavoratori nel limbo della cassa integrazione in attesa di niente o in attesa della catastrofe finale come in Alitalia dove lo shopping interno ed internazionale praticato da ogniparte e da ogni governo degli ultimi decenni ha ridotto la nostra compagnia aerea al cappello in mano. La furia privatizzatrice sta investendo tutti i settori che ancora avevano resistito, dal trasporto locale, all'energia, all'acqua, alla salute mettendo sempre più cittadini nella condizione di non riuscire a tenere dietro agli aumenti delle tariffe e dei prezzi delle bollette che non subiscono più alcun controllo da parte dello Stato e degli enti locali come invece il movimento operaio aveva ottenuto con le grandi lotte degli anni 70. La scuola, la ricerca, l'università stanno subendo complessivamente un processo di velocissimo adeguamento agli interessi delle imprese, cancellando ogni traccia di diritto ad una istruzione e ad una ricerca libera, laica e non orientata al profitto ma alla conoscenza. Nessun intervento sulle pensioni è alle viste sebbene per mesi di sia dichiarata la volontà di cancellare la Fornero che ha precipitato migliaia di lavoratori nell'incubo della povertà una volta usciti dal mondo del lavoro. La disoccupazione e la precarietà stanno crescendo ogni giorno investendo drammaticamente tutto il Paese da sud a nord mentre si profila l'avvio del disastro dell'autonomia differenziata costruita sulle esigenze di mercato delle regioni economicamente forti anche grazie alla diffusione anche lì di forme estreme di sfruttamento del lavoro.
USB ritiene indispensabile avviare un percorso di lotta che, assumendo ad emblema la drammatica vicenda dell'ex Ilva e della città di Taranto, abbia al centro una idea di Paese in cui lo Stato, e quindi i cittadini e i lavoratori, tornino ad essere protagonisti del proprio presente e del proprio futuro nel proprio Paese, avendo nelle proprie mani le scelte e il governo delle politiche economiche, industriali, ambientali. Che possano decidere di come utilizzare le proprie risorse senza dover sottostare ai diktat dell'Unione Europea.
Per questo chiamiamo tutti a partecipare allo Sciopero generale promosso da USB per il 29 novembre nell'ambito dello Sciopero Mondiale sul clima deciso dai ragazzi di Friday For Future: 8 ore per ogni turno di lavoro per il privato e intera giornata per il pubblico impiego, con Manifestazione Nazionale a Taranto con partenza alle ore 9.30 dall'Arsenale.
Unione Sindacale di Base