QUANDO SI TORNA A PARLARE DI CONTRATTO PER I LAVORATORI PUBBLICI? USB PUBBLICO IMPIEGO RILANCIA LE PROPRIE PROPOSTE

Roma -

Il Referendum del 4 dicembre è diventato il punto di riferimento unico dell’iniziativa del Governo. Tutto ruota intorno a questa importante scadenza,  al cui esito è ormai legata la possibilità per Renzi di continuare ad occupare la poltrona di Presidente del Consiglio. In un forsennato tour elettorale il premier si sta lanciando in ogni sorta di promessa pur di recuperare consenso. USB ha già espresso il proprio NO SOCIALE al Referendum del 4 dicembre con la partecipatissima  manifestazione nazionale del 22 ottobre, saldando l'opposizione alla riforma costituzionale alle ragioni dello sciopero generale del 21 ottobre.


Tuttavia dall’agenda politica di queste concitate settimane continua a rimanere fuori il tema del rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici. Assai scarse le risorse stanziate per il 2016 e 2017, che produrrebbero aumenti di 25/30 euro mensili lordi a regime, con la pretesa per giunta di destinare la maggior parte dei ridotti incrementi alla contrattazione integrativa per premiare il “merito”.


La questione del rinnovo contrattuale era al primo punto della piattaforma su cui USB PI ha chiamato i lavoratori allo sciopero generale lo scorso 21 ottobre, rilanciando le proposte consegnate all’ARAN già nel 2013: un aumento mensile di 300 euro uguale per tutti, trasferimento di tutto il salario accessorio nella retribuzione tabellare, modifica degli ordinamenti professionali con la costituzione di un’unica area in cui collocare i lavoratori delle diverse aree professionali.


Anche i più moderati parlano di una perdita consolidata al 2015 di 150 euro mensili, la richiesta salariale proposta dalla USB appare, quindi, perfettamente coerente, con la necessità di coprire almeno dieci anni di mancato rinnovo contrattuale. Un aumento uguale per tutti, perché l’incremento contrattuale parametrato sui diversi livelli retributivi aumenterebbe ulteriormente una forbice già troppo ampia tra le posizioni inferiori e quelle apicali. Basta con il ricatto degli incentivi, dei premi e della meritocrazia. I lavoratori hanno diritto alla certezza della retribuzione mensile e per questo non deve continuare il furto di una parte degli aumenti contrattuali per finanziare un salario accessorio che diventa un’arma in mano alla controparte, alle amministrazioni pubbliche. La proposta di un ordinamento professionale costituito da un’unica area di lavoro, infine, risponde all’esigenza di superare i vincoli costituzionali e della riforma Brunetta, risolvendo anche il problema dello sfruttamento dei lavoratori, oggi sempre più presente anche nel pubblico impiego con l’obbligo di assolvere a mansioni superiori al proprio livello retributivo.


E’ da qui che USB vuole partire per parlare di rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici e non accetterà alcun accordo al ribasso che possa penalizzare ulteriormente la categoria del pubblico impiego, che in questi anni di blocco dei contratti ha contribuito con 35 miliardi (dati della Corte dei conti) al risanamento del bilancio pubblico. Governo e CGIL-CISL-UIL sono avvisati.