RFI-Trenitalia: AZIONI PUNITIVE CONTRO I FERROVIERI

Reggio Calabria -

 

23 ferrovieri, beneficiari del dispositivo delle sentenze (confermate ad aprile 2013 in Cassazione) sono stati "per mancanza di posti di lavoro" trasferiti dalla Calabria in qualsiasi regione del Nord Italia. Questo nonostante l'età anagrafica (dai 48 ai 62 anni) e un vistoso curriculum professionale ridimensionato e demansionato.

 

E' successo a Reggio Calabria e la vicenda prende le mosse dall'assunzione presso Rete Ferroviaria Italiana (RFI) per 23 lavoratori e imposta dal Tribunale.


RFI, senza nessuna consultazione dei lavoratori interessati, li trasferiva in Trenitalia; questo artifizio creava i presupposti per il loro inquadramento in un profilo professionale ormai dismesso dal 1994 in Trenitalia con conseguente esternlizzazione di queste lavorazioni verso privati.


Per alcuni di loro i trasferimenti hanno imposto, nella nuova società di appartenenza, il raggiungimento di sedi lontanissime da quelle di residenza (Foligno, Verona); i restanti sono appesi al filo della discussione di un art 700 in Tribunale.


Mentre Trenitalia cerca di dimostrare l'inutilità di questi ferrovieri, le nuove assunzioni verso le società dell'indotto procedono spedite; in città qualcuno parla di sfacciato nepotismo e abitudini clientelari mai sopite in certi ambienti.


Questo a testimoniare, come sarebbe stato più logico, che gli stessi lavoratori oggi trasferiti (o in procinto di esserlo) sarebbero stati utili al ciclo produttivo.


Ad oggi questi ferrovieri , dopo circa tre mesi, sono letteralmente inutilizzati, lasciati addirittura fuori dall'ambiente di lavoro, parcheggiati nei cortili delle officine, all'ombra di un albero d'estate e al riparo di una tettoia d'inverno, senza nessuna occupazione se non quella di riflettere in continuazione sulla drammatica condizione che stanno vivendo.


Crediamo si possa, a tutti gli effetti, parlare di una palese situazione di mobbing aziendale che per l'accanimento con cui si manifesta richiederà un intervento legale con il supporto della nostra O.S.


L'unica colpa di questi 23 lavoratori sembra essere quella di ave sfidato in sede legale il colosso FSI e di aver portato alla luce l'insipiente politica industriale fatta di appalti di favore per qualcuno e di remissione per la spesa pubblica.


A nulla sono servite le richieste di adempimento del dettato della L. 104/92 per l'assistenza a familiari malati o disabili: i trasferimenti si sono abbattuti ugualmente su quelle famiglie già provate di loro.


Fermo restando che i 23 ferrovieri non si arrenderanno a questa ingiustizia, USB invita tutti i ferrovieri a sostenere questa vertenza e ad opporsi a certi esiti sciagurati con tutti i mezzi a disposizione della lotta sindacale.


Questo potrebbe essere l'anticipazione di un comportamento aziendale da riprodursi su grande scala a cui bisogna opporsi con decisione.