Rinnovo del contratto elettrico Tutto quello che avreste voluto sapere…ma non hanno avuto il coraggio di dirvi

Nazionale -

E’ stata recentemente siglata la “ipotesi” di rinnovo contrattuale 2012-2015 per il settore elettrico.

 

Nell’esporre l’intesa Filctem, Flaei, Uiltec hanno fatto il possibile per dare una rappresentazione minimalista delle novità introdotte, cercando di dirottare l’attenzione dei lavoratori soprattutto sulle 160 euro ottenute a regime nel triennio.

Torneremo più avanti a parlare dell’incremento economico, che non è in realtà straordinario come si sostiene, ma prima di ogni altra cosa crediamo opportuno chiarire alcuni aspetti dell’intesa spesso sottaciuti ma di grande rilevanza, che rischiano di incidere pesantemente sul prossimo futuro dei lavoratori elettrici. Mossi dall’intento di aprire una riflessione a riguardo, abbiamo quindi pensato di diffondere le seguenti considerazioni solo a valle della tradizionale “consultazione” dei lavoratori, da tempo trasformata in un avvilente rito di legittimazione ex-post. Tutto è stato già deciso, per cui, più che una critica sintetica da utilizzare nelle assemblee, si è ritenuto utile proporre uno sguardo un po’ più ampio. I lavoratori non sono stati messi in grado di comprendere cosa sta avvenendo: per questo, parafrasando un celebre film di Woody Allen, abbiamo scelto per queste righe un titolo volutamente provocatorio.


Possiamo allora iniziare col dire che l’attuale rinnovo per il settore elettrico può essere purtroppo definito “storico”, nel senso che con esso viene cambiata l’intera struttura del contratto: sancendo il definitivo superamento dell’Accordo interconfederale del luglio ’93, da cui era disceso fino ad oggi l’assetto contrattuale, si passa infatti a un nuovo modello che ripropone in sostanza i contenuti dell’Accordo del 22/01/2009, il (tristemente) celebre accordo separato firmato solo da Cisl e Uil senza la Cgil che l’aveva duramente criticato perché volto a “indebolire il contratto nazionale” e a determinare “una riduzione programmata della tutela del potere di acquisto”. Giudizi assolutamente condivisibili che però la stessa Cgil si è presto rimangiata, da un lato sottoscrivendo il nuovo Accordo interconfederale del 28/6/2011 – che riprende parti importanti dell’accordo separato - e dall’altro accettando che i contratti di categoria man mano sottoscritti recepissero buona parte delle norme precedentemente contestate (oltre a quelle dell’ultimo Accordo sulla produttività del 16/11/2012, anch’esso firmato solo da Cisl e Uil).


Esattamente quello che è accaduto con l’attuale rinnovo del Ccnl dei lavoratori elettrici, che, facendo rientrare dalla finestra ciò che a parole si era cacciato dalla porta, viene così ad essere stravolto su aspetti essenziali.


USB non ha ovviamente alcun rimpianto per la fine dell’Accordo del luglio ’93 e, più in generale, delle

conseguenti politiche di concertazione che negli ultimi vent’anni hanno spinto i salari italiani ai più bassi livelli in Europa. Solo che il cambiamento impresso con il nuovo modello contrattuale, come le controriforme su pensioni e mercato del lavoro (con la modifica all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori), muove da un principio profondamente sbagliato: ovvero, che per combattere la crisi, oltre alla spesa sociale, occorre tagliare con decisione salari e diritti. Si tratta del medesimo principio che la troika (BCE,

Commissione UE, FMI) e i grandi poteri economici, per mezzo dei governi Berlusconi e Monti, cercavano da tempo di imporre ai lavoratori italiani. Ora il pacco è servito, anche grazie all’inettitudine e, più spesso, all’aperta complicità di Cgil, Cisl, Uil (che peraltro dai diversi governi non hanno ottenuto in cambio neanche una politica fiscale più equa, che ad esempio prevedesse la restituzione del fiscal drag) e alle loro organizzazioni di categoria.

Leggi il documento i allegato nel quale entriamo nel merito delle specificità contrattuali ponendo delle doverose riflesioni.