Sciopero generale USB: dalla Calabria un segnale forte per Gaza e per un futuro diverso

Catanzaro -

La Calabria ha scritto una pagina di storia. Lo sciopero generale indetto da USB ha visto a Cosenza un corteo imponente che ha attraversato la città, con migliaia di persone giunte da tutta la regione. Non una semplice manifestazione cittadina, ma una mobilitazione regionale che ha portato la Calabria sulla mappa nazionale delle oltre 90 piazze scese in lotta nello stesso giorno.
Il corteo non si è limitato a riempire le strade: i manifestanti hanno scelto un gesto forte e simbolico, bloccando la città e lo svincolo autostradale, per rompere la “normalità” complice del genocidio quotidiano a Gaza e per denunciare il silenzio colpevole delle istituzioni e dei media.
Quella di oggi non è stata soltanto una giornata di solidarietà con il popolo palestinese, ma un momento di svolta che ha riportato al centro lo sciopero politico, capace di fermare il Paese non per rivendicazioni locali o di categoria, ma per una questione internazionale che riguarda tutti: la giustizia, la pace e la libertà. Dalle Alpi alla Sicilia, fino a città dove USB non è presente, centinaia di migliaia di persone hanno raccolto l’appello lanciato dai portuali del CALP di Genova – “Blocchiamo tutto” – dimostrando che la solidarietà internazionale può diventare pratica concreta e azione collettiva.
La Calabria ha dato una risposta ferma contro la guerra e il genocidio, contro le scelte di riarmo e l’aumento delle spese militari fino al 5%, decisioni che arricchiscono pochi speculatori e impoveriscono interi popoli. Noi crediamo che i soldi destinati alla guerra, che si macchierebbero del sangue di civili e bambini, debbano invece essere destinati ai lavoratori e alle lavoratrici, a chi non deve essere costretto ad abbandonare questa terra, al welfare, alla sanità, ai servizi idrici, ai trasporti, alle scuole, alle università, alla cultura e a tutti quei presidi sociali fondamentali che in Calabria mancano o sono insufficienti.
Dalla Calabria è partito un messaggio chiaro: o si sta con gli oppressi o con gli oppressori. La Palestina vive nella nostra lotta quotidiana e resistere è un dovere. La giornata di oggi non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova stagione di partecipazione popolare, di conflitto sociale e di risveglio collettivo.
Costruiamo insieme, da questa regione, l’opposizione alle politiche di guerra e sfruttamento. Costruiamo un popolo in marcia per la pace, la dignità, il lavoro e per un futuro diverso, qui in Calabria e in tutta Italia.