Sistemi Informativi, USB lancia il premio di produzione di "resistenza"
La RSU USB della Sistemi Informativi (Gruppo IBM) ha lanciato una iniziativa di solidarietà nei confronti degli ex colleghi licenziati due anni fa. Di seguito il loro racconto della vicenda.
“La RSU Sistemi Informativi non è nuova a questo tipo di atti di solidarietà nei confronti dei colleghi in difficoltà. Soprattutto quelli colpiti dalla grande falce delle più sfrontate politiche neoliberiste che negli ultimi anni hanno perpetrato una vera e propria carneficina ai danni della classe lavoratrice. Già nel 2013/2014 l'azienda fece ricorso alla cassa integrazione a zero ore. Quell'anno fu istituita una “Cassa di Resistenza” che raccolse in totale più di 100.000 euro da distribuire tra i lavoratori colpiti.
Appena due anni dopo, nel giugno 2016, l'azienda, non soddisfatta, aprì una procedura di mobilità per 156 esuberi a fronte di un passivo ridicolo di poco più di 100.000 euro. Sistemi Informativi, forte della normativa in vigore che ha spazzato via anni di lotte e di conquiste sul fronte dei diritti, ha imputato la necessità della misura del licenziamento collettivo, a un problema di carattere strutturale e di sostenibilità.
A settembre 2016, dopo un'estate di lotta, la procedura si è conclusa con un infame accordo di pochi spiccioli che ha determinato il licenziamento di 133 colleghe/i di cui 29 non su base volontaria.
Durante quell'estate fu istituita ancora una volta una “Cassa di Resistenza” a sostegno dei colleghi del reparto TC (Translation Center) che scioperarono continuativamente per due mesi. In quell'occasione furono raccolti circa 17.000 Euro da redistribuire.
Quest'anno, a chiusura bilancio, l'azienda ha ottenuto, per la prima volta dopo anni, dei margini che hanno reso possibile l'erogazione del “Premio di Risultato”, istituto inserito nella contrattazione di secondo livello già dal 2011. La componente USB della RSU ha ritenuto immorale e quindi irricevibile tale premio perché figlio diretto degli altrettanto immorali licenziamenti del 2016.
Quei soldi appartengono moralmente a chi dall'azienda è stato buttato fuori.
E' stato quindi deciso di istituire una nuova “Cassa di Resistenza” on-line in cui, chi vuole, può convogliare il proprio premio di produzione. Dal totale raccolto si formeranno delle quote da mettere a disposizione per quanti, tra le colleghe ed i colleghi licenziati, ne abbiano fatto richiesta.
Per questo abbiamo iniziato parallelamente una attività di contatto con questi ex-colleghi, sfruttando soprattutto i social network e il passaparola. Diversi di loro sono riusciti a ricollocarsi ma per la maggior parte si tratta comunque del pozzo senza fondo del precariato più spietato.
Alcuni ci hanno raccontato la difficoltà dei primi tempi, la delusione, la paura, la ricerca spasmodica di una nuova occupazione, il senso di inadeguatezza di fronte ad un mercato in cui il lavoro è da conquistare e non è più un sacrosanto diritto inalienabile. Un mercato altamente competitivo in cui vinci, anche barando, o soccombi.
Altri sono ancora alla ricerca di un lavoro che diventa ogni giorno sempre più una chimera mentre mutui, affitti, bollette, necessità basilari per la famiglia restano concreti. A titolo esemplificativo del disagio vissuto da molti, riportiamo quanto ci ha risposto uno degli ex colleghi licenziati che siamo riusciti a contattare:
Come sto? Disoccupato e incazzato a 60 anni. So' sporchi de sangue ‘sti soldi, avete ragione. L’hanno fatta veramente zozza, io ero System Engineer e mi hanno cambiato la qualifica sul curriculum online in PC Support General che me@@e. Non so quanti curriculum ho inviato penso 90, mi avesse risposto qualcuno. Adesso da settembre non mi daranno più la mobilità e non so proprio come fare, li mortacci loro. Sono andato all’Inps a chiedere come farò senza mobilità, risposta: mi devo trovare un lavoro, oppure me tocca sta senza uno stipendio fino a giugno 2025. Non so’ normali a sto paese, a 35 anni già sei vecchio figuriamoci a 60 chi ca@@o te pija? Boh!
A oggi sono 20 gli ex-colleghi che hanno deciso di attingere alla quota della cassa di resistenza. Da tutti è arrivato un grazie sentito. Un grazie di cuore. Dal profondo. Molti si sono sentiti e "visti" dopo tanto tempo.
C'è stato addirittura qualcuno che, contattato, dopo averci rassicurato di aver trovato un nuovo lavoro e pensando ai tanti ex-colleghi oggi in difficoltà ha deciso a sua volta di destinare una quota alla cassa di resistenza. Questo solo basta per annullare tutte le loro procedure di mobilità. "Una risata vi seppellirà...".
Quanto alla raccolta fondi, il principale strumento realizzato per la diffusione dell’inziativa è stato la mail. Abbiamo inviato una serie di comunicati e uno di noi ha messo a disposizione il suo conto corrente per ricevere bonifici. Giorni fa abbiamo istituito un banchetto all'esterno di Sistemi Informativi per la raccolta brevi manu del PdR.
A oggi sono stati raccolti circa 5.300 Euro a fronte di una richiesta di aiuto da parte di 20 ex-colleghi in difficoltà. Sinceramente confidavamo in una cifra più significativa. Soprattutto per dare un segnale... all'azienda, agli ex-colleghi.
Evidentemente l’esperienza vissuta nel 2016 ha insegnato poco o nulla ai molti colleghi per i quali solidarietà e dignità (propria) valgono meno di 50 euro lordi.
Cinque di questi ex-colleghi hanno deciso di usufruire della quota ma di girare contestualmente la stessa a favore della figlioletta di Soumaila Sacko, il compagno delegato sindacale USB barbaramente ucciso a fucilate a San Ferdinando in Calabria: un segnale di speranza e di solidarietà che ci ha stupito e commosso.
La rete dei contatti ha permesso inoltre che si creasse un sorta di "Centro per l'impiego di Resistenza". È stata creata una mailing-list apposita alla quale gli ex-colleghi che lo riterranno opportuno potranno aderire. A tutti gli appartenenti alla lista verranno girate le varie richieste di lavoro che perverranno via via alla RSU USB dai più svariati canali. Abbiamo già inviato la prima mail per la ricerca di specifiche figure professionali.
Ad agosto, per i nostri ex colleghi, scadranno inoltre i termini previsti per gli ammortizzatori sociali. Donne e uomini di 50/60 anni si ritroveranno in mano il nulla assoluto. A cento anni dalla pensione...
Centinaia di curriculum inviati e ai quali non si ha neppure una risposta di cortesia da parte di aziende alla ricerca asfissiante di giovani schiene da piegare “a gratis”....
Si rischia, e a questo punto è altamente probabile, di dover competere per lo stesso posto di lavoro con i propri figli.
Merce. Questo siamo.
E molti di noi, merce non più alla moda”.
Unione Sindacale di Base Lavoro Privato