Sky aggira per la seconda volta il blocco dei licenziamenti, con il benestare di Cgil Cisl e Uil
Mentre il Paese è investito dalla pandemia che da oltre un anno mette in ginocchio i lavoratori e la cittadinanza, tanto da imporre al Governo la proroga del blocco dei licenziamenti al prossimo 30 giugno, la società Sky Italia Srl mette a segno il secondo colpo in quattro anni e aggira il blocco dei licenziamenti incentivando i dipendenti a lasciare il proprio posto di lavoro.
La cosa più vergognosa è che nell'accordo sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil lo scorso 22 marzo non vi sia alcuna traccia delle motivazioni che hanno indotto l'azienda a volersi liberare di altro personale. Non una parola su un eventuale stato di crisi, ben sapendo che una motivazione non avrebbe trovato giustificazione alcuna, visti gli strumenti conservativi introdotti dal Governo proprio per scongiurare l'ondata dei licenziamenti.
Non è bastato quanto avvenuto nel 2017, sempre con la complicità di Cgil, Cisl e Uil, che appoggiarono l'azienda nella scelta di trasferire le sedi a Milano costringendo di fatto circa 600 lavoratori a trasferirsi a centinaia di Km di distanza, senza possibilità di scelta se non quella di dimettersi. Cosa che furono costretti a fare circa la metà dei dipendenti.
Quel ricatto trovò il sostegno anche del governo, attraverso l'allora ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, allineato nel far prevalere le esigenze di risparmio dell'azienda sulla salvaguardia dell'occupazione di centinaia di lavoratori.
USB invita tutti i lavoratori e le lavoratrici Sky a non cadere in questa trappola e a non accettare l'ennesimo ricatto, neppure in cambio di un misero incentivo economico. La salvaguardia del diritto al lavoro deve restare una priorità e per farlo occorre che i lavoratori prendano le distanze da quei sindacati che ancora una volta hanno tradito i primari interessi dei lavoratori, per favorire quelli della società Sky.
USB Lavoro Privato