Spada di Damocle sui precari della Croce Rossa

Roma -

La perdurante situazione di precariato spinge i lavoratori ad occupare le sedi.

I sindacati confermano la manifestazione del 18 maggio davanti a Palazzo Chigi

di Antonella Giordano

Nell’era del precariato c’è chi rivendica una storicità di lunga data. Sono i 2500 lavoratori precari della Croce Rossa Italiana che dal 9 maggio hanno occupato in forma permanente gran parte delle sedi di lavoro (complessivamente 170, tra sedi regionali e provinciali).
Al centro della vertenza c’è il mancato pagamento delle competenze accessorie, ossia gli incentivi e gli arretrati per i passaggi di livello e la mancata stabilizzazione dei contratti dei precari. Parte del personale quindi nonostante abbia effettuato puntualmente il lavoro nel corso del 2005 rischia di non vedersi riconosciuto il compenso pattuito nè gli avanzamenti di carriera conquistati ed assiste ad un deprimente rimpallo delle responsabilità tra amministratori che, però, continuano a percepire i loro lauti compensi.
Questa situazione che si protrae da quasi 20 anni è ormai arrivata a un punto di non ritorno.
Ad indire la protesta sono tutti i sindacati: Cgil, Cisl, Uil, RdB, SiNaDi-Cri, Ugl, che il 12 maggio sono stati ricevuti dal sottosegretario Letta.
Ma la responsabile del SiNaDi-Cri, Giovanna Gioscia, dice che la situazione non si smuove e la gente continua a dormire nei corridoi e a mangiare come può. «Letta dopo aver suggerito di sospendere la mobilitazione, ha concluso che passerà la pratica al suo successore del nuovo governo. Il presidente Barra si è arroccato sulla distinzione del suo ruolo politico da quello gestionale. Di fatto sia il presidente sia il direttore generale non intendono assumersi responsabilità per dare soluzione immediata della vertenza in atto».
Ma la situazione è critica e ha bisogno della giusta visibilità. Per questo è stata confermata la manifestazione del 18 maggio davanti a Palazzo Chigi, per la quale è prevista un’affluenza di pullman da tutta Italia.
Lorena, del coordinamento precari della Croce Rossa, è precaria dal 1994 e ci informa sulle diverse realtà di precariato con anzianità che vanno dai 12 ai 4 anni. «Il governo precedente ha escluso la Cri dal decreto delle 7000 assunzioni a tempo indeterminato».
Brega è il soprannome di uno dei lavoratori che sta occupando la sede di Milano. Ha quasi 30 anni e lavora in Croce Rossa da 3 anni, con contratti a tempo determinato. Ha trovato il bando per l’accompagnamento disabili sul sito dell’ufficio di collocamento ed ha iniziato questo lavoro con entusiasmo. Poi è passato a guidare l’ambulanza ritenendolo un lavoro molto gratificante «che ti fa tornare a casa sempre con il sorriso». Ed è proprio questa secondo lui la differenza con gli altri lavori. «Se tutto questo fosse successo in fabbrica, si sarebbe scatenato il putiferio... Invece qui è diverso. Il problema è che all’esterno la Croce Rossa sembra una macchina perfetta, ma all’interno scricchiola molto».
Isabella invece ha un diploma di terapista e ha fatto un concorso pubblico. Pensa sia un’assurdità che a quasi 40 anni ci sia tantissima gente in condizione di precarietà, che deve continuare a procacciarsi continuamente il lavoro. Isabella è stata assunta 3 anni fa con un regolare contratto rinnovatole per 2 anni di seguito. Si ritiene anche abbastanza fortunata rispetto agli addetti ai centri di accoglienza degli stranieri, che hanno una situazione molto peggiore. «E’ inconcepibile che la Croce Rossa che offre dei servizi prioritari non sia presa in considerazone. Noi ci siamo, non siamo nè più, nè meno degli altri, ma ci siamo. Certo i vertici dell’organizzazione si fanno sentire poco, ma è il governo che deve decidere di darci un posto fisso».
Antonella Colucci parla a nome degli 8 precari di Napoli, tutti di vecchissima data. «Tutti assunti tra il 1989 e il 1993 come operatori tecnici con contratti 368 rinnovabili ogni 18 mesi. In realtà i termini di rinnovo non sono mai stati chiari e ogni 6 mesi c’erano ricatti continui. Siamo precari storici, sostituiamo dei pensionati che in realtà non sono mai stati sostituiti. La situazione di Napoli è inoltre molto peggiore delle altre: Napoli glissa qualsiasi invito a mettersi a norma, minaccia continuamente di chiudere, nonostante noi lavoriamo per il Cem di Pozzuoli (dove ci sono bambini gravemente handicappati), che è convenzionato con la ASL di Napoli 2 che «usufruisce di una donazione annua dall’America che, qualora dovesse cambiare la struttura, verrebbe meno. Barra continua a dire che la Croce Rossa è formata da volontari, ma dimentica noi civili che col nostro lavoro abbiamo garantito la continuità negli anni e non avremmo mai pensato che la situazione sarebbe arrivata a questo punto».
Giannico Pio lavora per il 118 di Bari e parla a nome dei 20 precari che sono in questa situazione dal 2002. «Dobbiamo coprire tutti i turni, riuscendoci a malapena. Siamo in balia delle onde, sempre con la spada di Damocle in testa».