Spending Review: il Ministro Di Paola convoca i Sindacati per anticipare quanto previsto dalla legge di revisione sullo strumento militare.

Roma -

17 luglio 2012 - Gabinetto Difesa convoca le Organizzazioni Sindacali per un incontro con il Ministro della Difesa su le disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (decreto Legge 06/07/2012 n.65).

La spending review irrompe prepotentemente all'attenzione dell'opinione pubblica rilevandosi come una pesantissima manovra finanziaria fatta sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini, con il taglio dei dipendenti pubblici, la riduzione dello stato sociale e le privatizzazioni.

Lo avevamo anticipato ma, come al solito, il silenzio e la disinformazione del sindacato concertativo ha la meglio sui lavoratori che, nella paura, preferiscono pensare che i tagli non li riguarderanno e toccheranno a qualcun'altro.

L’indicazione che viene dall’alto è di anticipare con tutta fretta quello che era previsto dalla legge di revisione sullo strumento militare.

Il decreto sulla «spending review» impone alla Difesa un’ulteriore cura dimagrante: taglio di 100 milioni quest’anno, 500 milioni per il 2013 e altri 500 per il 2014, a cui vanno aggiunti i risparmi derivanti dalla cessione di tutti gli immobili della Difesa al fondo del Demanio.

I tagli riguarderanno sia il settore dell’acquisto di beni e servizi sia quello degli investimenti.

Questo intervento si va a sovrapporre a quanto deciso già dal precedente governo, che aveva previsto una riduzione di 1,5 miliardi nel 2012, 700 milioni nel 2013 e 800 nel 2014.

Se poi si va a leggere il capitolo sulle missioni internazionali, che è una voce extra bilancio, si scopre che per il 2013 si prevede la spesa di 1 miliardo di euro.

L'ammiraglio Di Paola si è messo al lavoro con il machete in mano anche per ciò che riguarderà la riduzione delle piante organiche con il "taglio" del 20% dei dirigenti e del 10% dei dipendenti.

Un taglio che dovrà essere preceduto da una mappatura delle piante organiche.

Solo al termine di questa verifica, infatti, saranno quantificati gli esuberi effettivi di personale.

Per la gestione di queste eccedenze gli strumenti in campo prevedono sicuramente il ricorso alla mobilità obbligatoria di due anni all'80% dello stipendio tabellare, come stabilito dalla legge Brunetta.

E, tra le ipotesi formulate dal governo, anche l'eventualità di derogare dalla riforma Fornero sulle pensioni mandando in pensionamento anticipato obbligatorio i dipendenti ed i dirigenti del pubblico impiego che abbiano realizzato i requisiti previsti dalle vecchie regole, entro il 31 dicembre 2013.

L’Aeronautica Militare dovrà rinunciare a una serie di basi aeree e concentrare le sue forze tra Amendola e Grottaglie, che ospiteranno i famosi contestatissimi Jsf, i cacciabombardieri del futuro, più Gioia del Colle, sempre in Puglia, che un tempo era la sede dei caccia intercettori F-104, ormai in pensione, e oggi ospita gli Eurofighter.

Il Sud è in tutta evidenza la nuova Maginot delle nostre forze aeree.

L’aeroporto militare di Trapani, che oggi è ancora sede di uno stormo, sarà ridimensionata a base virtuale: senza aerei fissi di stanza, ma pronta a tornare in prima linea come è stato con la guerra in Libia.

Al Centro-Nord restano per ora le basi di Grosseto, Istrana, Ghedi e Piacenza: la prima è base di Eurofighter, le altre ospitano gli Amx e i cacciabombardieri Tornado.

Entro il 2015, ma forse anche prima viste le decisioni sui tagli, Piacenza sarà chiusa e i velivoli concentrati nelle basi restanti.

Parlando di basi, però, è ovvio parlare anche degli aerei da guerra. L’Aeronautica due anni fa ha già rinunciato - e forse non se n’è parlato abbastanza - a una consistente tranche di Eurofighter.

Fu una decisione di Ignazio La Russa.

Con questi jet da “caccia” è organizzata la difesa dello spazio aereo.

Ci sono poi i jet da “attacco”, che sono appunto gli Amx e i Tornado. Negli hangar ce ne sono, almeno sulla carta, 250 ma verranno sostituiti da 75 F35 Jsf (anziché i 100 previsti).

La Marina Militare dimagrirà la flotta, che passerà in breve tempo da 165 a 137 navi, concentrando le forze della squadra navale su tre soli porti: La Spezia, Taranto e Augusta.

Anche la componente aerea si restringerà: al posto di 30 aerei a decollo verticale Harrier, di stanza a Grottaglie, e imbarcabili sulle portaerei “Garibaldi” o “Cavour”, lo stormo di piloti di Marina dovrà fare affidamento su 15 F35 Jsf.

L’Esercito prevede la chiusura di 2 brigate operative su 11: probabile lo smantellamento della brigata corazzata “Ariete” e dell’unica brigata aeromobile “Friuli” che verrà fusa con la brigata paracadutisti “Folgore” per dare vita assieme a una divisione pronta per impieghi all’estero.

E' anche previsto il ridisegno delle strutture di comando l’Esercito che attualmente dispone di un capo di stato maggiore e 5 posizioni di vertice.