Una pace giusta in Medio Oriente

Roma -

Manifestazione Nazionale

18 febbraio 2006

ore 14 - P.le della Repubblica - ROMA

 

In soli diciannove giorni di dicembre, diciassette palestinesi sono stati uccisi dalle forze armate israeliane.

Negli ultimi mesi del 2005 il governo israeliano, lo stesso che ha deciso il "ritiro" da Gaza, ha autorizzato la costruzione di 1100 appartamenti negli insediamenti coloniali israeliani in Cisgiordania: a Maale Adumim, a Beitar Illit, a Efrat, a Noqdim, ad Ariel.
Il rapporto "insabbiato" dei diplomatici europei su Gerusalemme afferma che "le politiche israeliane dimostrano chiaramente l'intenzione di Israele di trasformare l'annessione di Gerusalemme in un fatto concreto". Sempre secondo il Rapporto dell'Unione Europea, l'espansione dell'insediamento coloniale di Maale Adumim, nella cosiddetta area "E1" a est di Gerusalemme, "minaccia di completare l'accerchiamento della città con insediamenti israeliani dividendo la Cisgiordania in due aree geografiche separate".

Il Muro dell'apartheid continua ad essere costruito all'interno dei territori palestinesi occupati nonostante le proteste dei palestinesi e degli attivisti pacifisti ed antiapartheid israeliani, le condanne della Corte Internazionale dell'Aja e delle Nazioni Unite.
Gli ipocriti e i guerrafondai continuano a definire tutto questo "uno spiraglio nei negoziati" e ad esaltare l'ex premier israeliano come "uomo di pace".

I fatti ci dicono esattamente il contrario.
I fatti ci dicono che Israele sta procedendo all'annessione di Gerusalemme e di parte della Cisgiordania palestinese. Sempre i fatti ci dicono che la striscia di Gaza è ancora occupata e blindata in tutti i suoi confini (inclusi quelli con l'Egitto, controllati dalla gendarmeria internazionale), che il suo mare è impraticabile per i pescatori palestinesi (solo a dicembre ne sono stati uccisi tre), che Gaza è bombardata quotidianamente dall'aviazione e dall'artiglieria israeliane.
La realtà della Palestina, nel suo complesso, ci dice che il progetto delle autorità israeliane è quello di dividere e rinchiudere i palestinesi in ghetti-bantustan separati tra loro e liquidare, così, definitivamente ogni ipotesi di uno Stato Palestinese indipendente, sovrano e sicuro nei territori occupati del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.
Al contrario, occorre sostenere con forza che lo Stato palestinese indipendente deve nascere adesso, su confini certi, riconosciuti e rispettati sia da Israele che a livello internazionale.

Uno Stato Palestinese, adesso, creerebbe le condizioni minime per poter affrontare i problemi irrisolti che ostacolano una pace fondata sulla giustizia in Medio Oriente.

Questi problemi sono noti all'agenda politica internazionale da decenni e contenuti nelle risoluzioni dell'ONU sulla Palestina: il ritiro degli insediamenti coloniali israeliani dai territori palestinesi occupati nel 1967, lo status internazionale di Gerusalemme, il riconoscimento del diritto al ritorno per i profughi palestinesi, la liberazione dei prigionieri politici palestinesi, la sicurezza reciproca tra palestinesi e israeliani.


Le chiavi per la pace mondiale sono ancora una volta in Palestina.

In una pace fondata sulla giustizia.

 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

18 febbraio 2006

ore 14 - P.zza della Repubblica - ROMA