USB: emersione farsa nelle campagne, ora corridoi umanitari per uscire dai ghetti rurali
Giovedì 17 settembre una delegazione dell'Unione Sindacale di Base è stata ricevuta al Ministero del Lavoro dal Direttore Generale del settore Immigrazione e dal Capo Ufficio Legislativo del ministero.
L'incontro è stato richiesto all'indomani dei risultati del tutto insufficienti del provvedimento di emersione previsto dal DL Rilancio per il settore agricolo: a fronte delle centinaia di migliaia di lavoratori agricoli che continuano a lavorare in modo irregolare nelle campagne italiane, l'emersione ha riguardato poco meno di 30.000 lavoratori (29.555), un risultato del tutto inadeguato ancor più alla luce delle attuali necessità di monitoraggio epidemiologico e sanitario.
Se l'emergenza Covid-19 ha disvelato in modo chiaro il ruolo imprescindibile del bracciantato migrante per la tenuta e il successo del tanto decantato settore agroindustriale made in Italy, il governo da parta sua ha immediatamente sollevato la sua preoccupazione per lo stato di salute delle melanzane (che rischiavano di non essere raccolte per mancanza di lavoratori) invece che per il destino di questo esercito di invisibili e sfruttati.
I dati dell'emersione, disaggregati su scala provinciale e sulla nazionalità dei richiedenti, hanno confermato (come già registrato e denunciato dai nostri sportelli, dove meno del 2% dei richiedenti ha potuto inoltrare domanda a causa delle illogiche restrizioni e del potere discrezionale demandato ai padroni) l'inefficacia sull'anello più debole e vulnerabile del lavoro agricolo, e cioè quelle migliaia di lavoratori che vivono in condizioni drammatiche negli insediamenti informali del Sud Italia.
Su questo punto, a fronte dell'inconcludenza del provvedimento di emersione, la delegazione ha sottolineato la necessità di definire, anche attraverso specifici strumenti normativi, una sorta di "corridoio umanitario" per far uscire dall'invisibilità e lo sfruttamento questo specifico segmento del bracciantato migrante, potenziando alcune norme già esistenti.
Il direttore generale dell'Ufficio Immigrazione - la dott.ssa Tatiana Esposito - ha sottolineato lo sforzo organizzativo e anche finanziario messo in campo dal governo nel corso degli ultimi anni: tuttavia, a prescindere da alcune incongruenze nell'allocazione di queste risorse (basti considerare che sui circa 40 milioni di euro del bando ministeriale anti-caporalato, solo 8 sono stati indirizzati alle regioni meridionali) e sui rischi impliciti nella predisposizione di modelli di intervento top-down, la delegazione ha evidenziato come l'acquisizione di un permesso di soggiorno rappresenta la condizione imprescindibile affinché qualsiasi provvedimento di contrasto allo sfruttamento, anche lautamente finanziato, abbia poi una effettiva ricaduta e una base materiale sulla quale articolarsi.
Come già sottolineato in occasione della consultazione nella predisposizione del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022, l'USB continua a rivendicare la necessità di "un preliminare piano straordinario di emersione, con il conseguente rilascio agli abitanti degli insediamenti spontanei del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale (ex art.18)".
Su questo punto vogliamo risposte chiare e continueremo a costruire momenti di mobilitazione e di autorganizzazione sociale, per ridare dignità e speranza a chi si spezza la schiena tutti i giorni nelle nostre campagne.
Unione Sindacale di Base